Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
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1995
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Fausto Fonzi
anno, Domenico Farini, molto vicino, come si è detto, allo statista siciliano. Antonetti bene evidenzia la difficile posizione del Farini, che da un lato deve farsi interprete delle esigenze di autonomia e di maggior potere che vengono da gran parte dei patres conscripti, ma dall'altro lato deve svolgere l'azione che gli viene chiesta da Crispi come poi da Gio-litti, e più in generale dalla Sinistra, nel senso di un adeguamento del Senato stesso agli indirizzi della maggioranza progressista della Camera dei deputati e dei governi che essa esprime.
Nell'opera di Antonetti si può seguire passo passo l'acuirsi della tensione fra il potere esecutivo e il Senato, e nello stesso tempo l'impegno di Domenico Farini al fine di ammorbidire ed estinguere i reiterati tentativi, che generalmente partivano dall'interno della Camera Alta, per una riforma del Senato e dello stesso Statuto del Regno. Farini, critico nei confronti di Depretis e legato piuttosto a Nicotera e soprattutto a Crispi, sostanzialmente condivideva quel progetto Crispino circa la sorte del Senato che è stato ampiamente e documentatamente descritto da Nicola Antonetti. Nel primo biennio del periodo Crispino egli potè gestire con relativa facilità il rapporto, a volte idilliaco, fra il governo e la Camera Alta, che mostrava di sperare che la rivalutazione, da parte di Crispi, dell'alto livello morale, culturale, tecnico e amministrativo dei componenti della Camera vitalizia potesse rifluire a vantaggio del prestigio e dell'influenza del Senato. Difficoltà cominciano a manifestarsi però nel 1889, quando il malcontento dei settori conservatori e moderati dell'Assemblea per l'avvenuta assunzione del radicale Fortis a sottosegretario all'Interno fonda le premesse ideologico-politiche di un conflitto che si manifesta con virulenza nell'aprile-maggio 1890, durante il dibattito relativo alle Opere Pie. L'opposizione, che precedentemente sembrava limitarsi, nel paese legale, a qualche gruppetto di conservatori o di moderati intransigenti, non si manifesta ormai soltanto negli ambienti extraparlamentari di cattolici più o meno intransigenti, ma pure in vasti settori della Destra e del Centro-Destra nella Camera e soprattutto nel Senato. La drastica reazione del governo e particolarmente di Crispi4J) fu probabilmente condivisa da Farini, tanto per l'oggetto specifico dello scontro (ancora nel 1899 egli infatti vorrà recarsi a votare per un allargamento degli effetti di quella legge)42) quanto per sostenere nel suo complesso il Ministero.
4I> " Se la legge cadesse disse ai senatori - temo che sarei costretto a chiamare a giudici gli elettori [...], se fatalmente dopo il vostro voto dovesse sorgere un conflitto fra Je due Carriere ". Con queste parole, che ebbero l'effetto di far approvare la legge il 7 luglio successivo, il leader siciliano definì una volta per tutte due principi che erano ormai cresciuti nella Costituzione materiale: che il ministero non era tenuto a dimettersi anche se battuto in Senato; che quest'ultimo doveva sempre piegarsi alla volontà dei rappresentanti del popolo {N. ANTONETTI, Gli invalidi, cit., pp. 160-161).
Ieri scrive il 15 febbraio 1899 (pp. 1440-1441) il Senato ha le-