Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <579>
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E. Morelli e il Diario Farini
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Ne La riforma impossibile di M. Elvira Lanciotti vediamo riaffer­mate diverse osservazioni di Antonetti. Anche qui, ad esempio, si sostiene la necessità di uno studio serio e approfondito della storia del Senato regio; anche qui si afferma, tenendo conto di una tendenza generale della più recente storiografia, che la battaglia per la riforma del Senato era sempre più compromessa, non soltanto dall'allargamento del suffragio, ma dal crescente rafforzamento dell'amministrazione statale nell'epoca di Cri-spi come in quella di Giolitti; ma l'obiettivo principale delTautrice, come risulta anche dal sottotitolo del suo libro, riguarda piuttosto la storia delle idee relative alla Camera vitalizia, cosicché noi troviamo nel volume interessanti informazioni sul pensiero di alcuni studiosi del diritto e della politica poco considerati da Antonetti (che aveva dato più spazio della Lanciotti a Sclopis o a Orlando, e meno di lei a Brunialti, Palma, Arcoleo, Scialoja) e vediamo prospettati nuovi collegamenti tra opere di studiosi e comportamenti di senatori riformisti. Naturalmente la diversa formazione e il diverso metodo dei due autori hanno portato anche -ad interpretazioni differenti che spesso appaiono in Antonetti più ancorate alla concretezza della storia politica, nella Lanciotti più connesse ad impostazioni culturali e ideologiche.
A volte anche la diversa distribuzione della materia ha riflessi sul piano interpretativo. E significativa mi sembra, al riguardo, la differente collocazione delle pagine relative al primo ministero Giolitti. Antonetti ne tratta all'interno di un capitolo intitolato II problema del bicameralismo nell'età della Sinistra; la Lanciotti, invece, non lo considera all'interno del suo terzo capitolo (relativo agli anni 1887-1896) ma soltanto alle pp. 231-236 del seguente, su L'Assemblea vitalizia nel corso dell'età giolit-tiana, nella quale evidentemente la studiosa include la prima esperienza governativa dell' uomo di Dronero , prendendo una netta posizione ri­guardo alla discussione che, in proposito, si è svolta fra gli storici..43) Mi domando se l'aver considerato l'opera di Giolitti nel 1892-93 dopo l'espo­sizione delle idee di riforma costituzionale manifestatesi negli ultimi anni
spinto a scrutinio segreto la legge di riforma e di trasformazione dei monti frumen-tàri: 45 voti contro, 39 a favore [...]. Son opere pie ed di convertirle in casse agrarie, per paralizzare le casse rurali clericali, eccita i pudibondi furori, gli scrupoli dei conservatoli del Senato a tutela della volontà dei testatori [...]. Blasone, pregiu­dizi clericali mascherati, -paladini del bilancio, si sono dati la mano per dare scacco all'aborrito ministero, all'abortitissimo ministro Fortis, alla infame sinistra, che appare ancora al potere. Lo temevo, e per questo andai ieri apposta al Senato a dare il mio voto in favore di questa legge.
43) Ricordo almeno il classico dibattito tra Luigi Salvatorelli (che, nel suo arti­colo Giolitti apparso sulla Rivista slorica italiana del 1950, attribuì al Giolitti del 1892*1893 lo stesso indirizzo che sarebbe stato da lui manifestato nel 1901) e Nino Valeri che, nel suo saggio introduttivo a G. GIOLITTI, Discorsi parlamentari, To­rino, Einaudi, 1952, soprattutto alle pp. 22-28, notava le differenze esistenti fra gli anni precedenti e quelli seguenti la crisi di fine secolo, e distingueva tra le due di­verse fasi della politica giolittiana.