Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
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1995
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E. Morelli e il Diario Farini
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tutto il Senato per il numero e per la qualità; ed al gran numero degli avversari introdotti in Senato si dà l'impunità a vita!! (14 ottobre, pp. 132-133). E al re, che gli dice: Ella ha trovato accresciuta la famiglia , alludendo ai nuovi senatori, risponde: Troppo, troppo, Maestà (23 novembre 1892, p. 133). Ma il primo dicembre riferirà un colloquio privato nella propria abitazione con il presidente del Consiglio, che si esprime in modo esplicito e duro: Giolitti ribatte i miei argomenti: dice che col sistema delle esclusioni a libito, il Senato potrebbe diventare un corpo chiuso, una camarilla; che, se fosse respinto il rinvio, bisognerebbe chiudere la sessione, fare un'infornata di cento nuovi senatori (1 die. 1892, p. 138). Farini comprende l'antifona; si sente del resto politicamente allineato col presidente del Consiglio (polemizzando con Biancheri, ricorda che è la Sinistra ad avere la maggioranza e che Giolitti è uno dei capi della Sinistra) e, di fronte alla petulanza dei senatori estremisti , reagisce minacciando le dimissioni: Come si può procedere calmi quando qualcuno Durante non si contenterebbe che sui senatori dubbi che ancora restano, non si riferisca, ma vorrebbe un voto di reiezione (sono Pellegrino, Colucci, Fileno, Olivieri, Tanlongo). Così proseguendo, dovrò proprio pregare venga un altro qui non potendo, non volendo io logorare inutilmente la mia vita (17 dicembre, p. 153).
Nel complesso, l'opera di Farini è dunque volta a sostenere il governo Giolitti soprattutto nei confronti della consistente e attivissima pattuglia dei senatori riformisti , che intendono rinnovare le forme di composizione della Camera Alta e dare ad essa un peso pari a quello della Camera dei deputati e una certa autonomia nei confronti del potere esecutivo, mirando ad una correzione dello Statuto in senso contrario alla costituzione materiale, che da tempo ha subito una evoluzione in direzione del parlamentarismo. Farini guarda con diffidenza e ostilità i riformisti , che sono tutti o quasi tutti suoi avversari politici, perché conservatori o moderati, inclini comunque ad una visione aristocratica non condivisa dal Farini, che si rifa sempre alla tradizione democratica della Sinistra. E innumerevoli sono, nel Diario, le battute contro Guarneri,4 ma anche con-
*> II diario di fine secolo, 20 die. 1892, p. 156.
Il sen. Guarneri svolge la sua interpellanza sullo sfregio fatto al Senato non includendovi altri senatori oltre Saint Bon. Propone un o.d.g. di biasimo [...]. Mai, credo, fu fatta manifestazione di tanta ostilità ad un ministero al suo manifestarsi {25 maggio 1892, p. 96). Il Guarneri, secondo me, fu fatto venire a bella posta da Palermo dal principe di Camporeale, di cui è intimo, per svolgere la sua interpellanza dopo due anni di assenza dal Senato (27 maggio 1892, p. 97). Il 23 novembre dice al re essere giunto Guarneri, che certo sarà di nuovo il deus ex machina dell'opposizione (p. 134). Quando scoppia il caso di Zuccaro Horesta, Farini scrive: Guarneri viene due volte [...]. Se si indugia, un gruppo di senatori, nel cui nome parla, prenderà un'altra via per giungere dio stesso risultato [cioè al rifiuto della nomina di Z.]. Cerco persuaderlo dei ipericoli di una discussione [...]; noi per ora abbiamo vinto usando od abusando di un supremo diritto. Volendo tra-