Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <586>
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Fausto Fonzt
clericale cresce, non sarà lieve danno. E la monarchia dovrà, in ogni caso, fare toccare con mano che essa combatte i massoni perché repubblicani, non perché anticlericali. Guai se si potesse credere che la monarchia simpatizza, fornica col Papato!! *>
Se riguardo alla massoneria le posizioni di Guiccioli e di Farini pos­sono considerarsi sostanzialmente corrispondenti a quelle dei partiti ai quali rispettivamente aderivano (i massoni erano ben più numerosi nella Sinistra), anche i giudizi che i due esprimono sul parlamento e sui parla­mentari, giudizi che a volte appaiono tanto simili fra loro, sono, a mio giudizio, rivelatori di consistenti differenze collegate alla diversa apparte­nenza partitica. Nonostante le violente accuse che Farini rivolge ai deputati di fine secolo, e ai senatori che tendono ad imitarli, mi sembrano inconce­pibili sulle labbra e nella penna di Farini espressioni come quelle che si trovano nel diario di Guiccioli, che, di fronte al comportamento dei deputati di Estrema Sinistra, scrive il 20 giugno 1899: Ciò conferma la mia antica convinzione: la così detta democrazia pura conduce necessariamente al suffragio universale, e questo è incompatibile col regime parlamentare ; e il 31 marzo 1900 deplora la timidezza del governo e di un partito conservatore che non osa difendere né i propri ideali né i propri inte­ressi ; il 17 dicembre dello stesso anno scriverà degli errori commessi nel nostro vaneggiamento democratico-liberale, con l'allargamento del suf­fragio e le tante altre bestialità della stessa risma . I due uomini sono entrambi, senza dubbio, dei liberali, come, del resto, lo sono sostanzial­mente tutti i componenti della classe politica italiana, ma nelle pagine di Guiccioli si può riscontrare un'attenzione che spesso è rivolta più alla Corte che non al Parlamento, e una tendenza a giudicare con un certo disprezzo i rappresentanti del popolo, che si lega a motivi antidemocratici che riflettono una mentalità aristocratica ancora presente negli ambienti moderati. Farini invece è un liberaldemocratico che, nonostante la volontà di tutelare la dignità del re e del Senato regio, è sempre incline a ricono­scere il grande peso politico della Camera elettiva ed a frenare le insoffe­renze dei senatori nei confronti di governi, anche prevaricatori, che godono del consenso dei deputati. Nella gravissima crisi che attraversano tutti e due i rami del Parlamento nel 1899 si può notare un parallelismo nel­l'atteggiamento dei due diaristi, che, pur avendo sostanzialmente appro­vato anche il secondo governo Pelloux, reagiscono negativamente alla decisione di superare la resistenza ai provvedimenti straordinari mediante lo strumento del decreto: più netta appare però la protesta dell'ex presi­dente del Senato in quelle ultime pagine del Diario di fine secolo sulle quali hanno posto l'accento sia Emilia Morelli sia Raffaele Colapietra.
Con le affinità, le convergenze e le divergenze tra Farini e Guiccioli,
** D. F., Diario di fine secolo, dt., voi. II, p. 815.