Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno
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1995
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Fausto Fonzt
clericale cresce, non sarà lieve danno. E la monarchia dovrà, in ogni caso, fare toccare con mano che essa combatte i massoni perché repubblicani, non perché anticlericali. Guai se si potesse credere che la monarchia simpatizza, fornica col Papato!! *>
Se riguardo alla massoneria le posizioni di Guiccioli e di Farini possono considerarsi sostanzialmente corrispondenti a quelle dei partiti ai quali rispettivamente aderivano (i massoni erano ben più numerosi nella Sinistra), anche i giudizi che i due esprimono sul parlamento e sui parlamentari, giudizi che a volte appaiono tanto simili fra loro, sono, a mio giudizio, rivelatori di consistenti differenze collegate alla diversa appartenenza partitica. Nonostante le violente accuse che Farini rivolge ai deputati di fine secolo, e ai senatori che tendono ad imitarli, mi sembrano inconcepibili sulle labbra e nella penna di Farini espressioni come quelle che si trovano nel diario di Guiccioli, che, di fronte al comportamento dei deputati di Estrema Sinistra, scrive il 20 giugno 1899: Ciò conferma la mia antica convinzione: la così detta democrazia pura conduce necessariamente al suffragio universale, e questo è incompatibile col regime parlamentare ; e il 31 marzo 1900 deplora la timidezza del governo e di un partito conservatore che non osa difendere né i propri ideali né i propri interessi ; il 17 dicembre dello stesso anno scriverà degli errori commessi nel nostro vaneggiamento democratico-liberale, con l'allargamento del suffragio e le tante altre bestialità della stessa risma . I due uomini sono entrambi, senza dubbio, dei liberali, come, del resto, lo sono sostanzialmente tutti i componenti della classe politica italiana, ma nelle pagine di Guiccioli si può riscontrare un'attenzione che spesso è rivolta più alla Corte che non al Parlamento, e una tendenza a giudicare con un certo disprezzo i rappresentanti del popolo, che si lega a motivi antidemocratici che riflettono una mentalità aristocratica ancora presente negli ambienti moderati. Farini invece è un liberaldemocratico che, nonostante la volontà di tutelare la dignità del re e del Senato regio, è sempre incline a riconoscere il grande peso politico della Camera elettiva ed a frenare le insofferenze dei senatori nei confronti di governi, anche prevaricatori, che godono del consenso dei deputati. Nella gravissima crisi che attraversano tutti e due i rami del Parlamento nel 1899 si può notare un parallelismo nell'atteggiamento dei due diaristi, che, pur avendo sostanzialmente approvato anche il secondo governo Pelloux, reagiscono negativamente alla decisione di superare la resistenza ai provvedimenti straordinari mediante lo strumento del decreto: più netta appare però la protesta dell'ex presidente del Senato in quelle ultime pagine del Diario di fine secolo sulle quali hanno posto l'accento sia Emilia Morelli sia Raffaele Colapietra.
Con le affinità, le convergenze e le divergenze tra Farini e Guiccioli,
** D. F., Diario di fine secolo, dt., voi. II, p. 815.