Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storiografia. Secolo XIX
anno <1995>   pagina <587>
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E. Morelli e il Diario Farini 587
si deve qui notare anche il ben diverso livello, nella gerarchia politica, fra i due autori. Farini, quando scrive il diario, ricopre quasi sempre la seconda carica dello Stato italiano, mentre Guiccioli non emerge nell'am­bito parlamentare (anzi dal 1886 al 1900 non fa parte del Parlamento); sarà certamente prefetto in alcune grandi città (Firenze, Roma e Torino), ma concluderà la sua carriera diplomatica nella secondaria sede di Bel­grado. La distanza è dunque notevole. Si deve però tenere anche conto degli stretti rapporti che Guiccioli ria con la Corte sabauda e (anche per vincoli familiari) con influenti ambienti della nobiltà italiana e d'oltrealpe. Da tutto ciò deriva un carattere più concentrato del diario Farini, mentre più dispersivo appare quello di Guiccioli, dal punto di vista cronologico (il primo abbraccia meno di un decennio, il secondo circa 34 anni), dal punto di vista topografico (Farini si aggira fra Montecitorio e il Quiri­nale; Guiccioli viaggia spesso, risiede nelle sedi prefettizie e diplomatiche), degli ambienti frequentati e degli interessi manifestati (quasi esclusiva­mente politici e soprattutto parlamentari nel caso di Farini, anche ammi­nistrativi, diplomatici, culturali in Guiccioli).
Credo che l'attendibilità e l'importanza del diario di Farini dipen­dano anche dal particolare impegno di lui nell'adempiere al compito di presidente del Senato e dalla volontà di registrare con fedeltà ed am­piezza quanto vede e sente. Quando, alla fine del 1898, l'amico Cerniti gli prospetta la possibilità di mantenere la carica di presidente facendosi aiutare e sostituire in aula da un intimo amico come Finali, così Farini motiva la propria insistenza nel chiedere le dimissioni: Dal giu­gno 1897 io manco a Palazzo Madama [...]. Dato e non concesso che io abbia, come dicono, tenuto su il prestigio dell'assemblea, disfarei in un giorno l'opera di undici anni. È la presenza assidua, l'azione costante, il discotso di ogni giorno che, a poco a poco, attraggono gli animi, li inducono alla benevolenza, procacciano l'ascendenza da usare all'occasione. Il migliore degli aiutatori non potrebbe tenere viva l'autorità (7 nov. 1898, p. 1386). E tiene ad accreditare il proprio diario, non soltanto come sostanzialmente veritiero, ma pure come formalmente fedele ed esatto, contenendo colloqui riportati con le stesse parole che furono pro­nunciate: Occorre io avverta scrive il 28 febbraio 1899 che in tutte le note sino a questo giorno scritte, io mi sono sempre fatto scru­polo non solo di riferire esattamente le cose dette a me o quelle ad altri da me esposte, ma anche di ripetere, per quanto possibile, le parole stesse con le quali vennero espresse. Così proseguirò d'ora innanzi (p. 1449).
Direi però che un'altra ragione della diversa fortuna dei due diari stia nelle forme assai differenti di pubblicazione delle due fonti narrative. Il diario di Guiccioli, che fu il primo ad apparire, a cominciare dal primo luglio 1935, si può leggere nella sua interezza, o almeno nella sua forma più ampia, in parecchi fascicoli della Nuova Antologia comparsi fino al primo luglio 1943 e rimasti naturalmente senza indice dei nomi di per­sona. Sebbene Mario Belardinelli abbia indicato i fascicoli e le pagine