Rassegna storica del Risorgimento

Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <596>
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Carlo Ghisalberti
ratamente attaccata da questi sedicenti rivoluzionari perché non accettava nessuna delle loro impostazioni e delle loro richieste (esami di gruppo, ventotto politico, lezioni sul Vietnam o sulla Palestina, ecc. ecc.), veniva frequentemente interrotta nel corso della sua attività ed indicata come nemica del popolo o di classe . Le scritte Morelli fascista sei la prima della lista imbrattavano le mura, peraltro spesso sporche, del se­condo piano della facoltà di lettere, affiancandosi ad altre, anche peggiori, mostrandoci a quale livello di intolleranza e di follia si fosse giunti in quegli anni, con la connivenza passiva o, addirittura, con l'attiva compli­cità di qualche collega che allora partecipava ad un'altra delle ricorrenti trahisons des clercs della nostra storia nazionale.
La Milla allora fu assai coraggiosa e non mostrò di avere paura delle minacce e delle intimidazioni. Di carattere forte e sicuro non ebbe alcun cedimento, restando sulla cattedra tra gli insulti dei teppisti e svolgendo la sua attività di esaminatrice secondo la legge anche quando quelli pre­tendevano che Lei la legge violasse. Quando la violenza si scatenò contro altri, ed in particolare contro Rosario Romeo, fatto bersaglio per i suoi ben noti atteggiamenti fortemente polemici verso la storiografia marxista, gli fu, naturalmente, al fianco.
La contestazione di quegli anni passò, anche se spesso episodi con­testativi di minor veemenza parvero ricorrere. L'Università comunque ne uscì malconcia e non si avviò più a quel vero recupero che pure avrebbe meritato, degradandosi invece sul piano organizzativo e, ahimé, anche su quello culturale, a causa forse della enorme dilatazione del personale do­cente e discente che si è avuta nell'assenza di una seria riforma. Di ciò anche la Milla soffri, come molti altri professori, ormai anziani, abituati ad un altro modo di vivere la professione docente. Molti di questi, av­vicinandosi la data della loro uscita dai ruoli, mostravano di non avere troppi rimpianti per l'ambiente che dovevano lasciare, ritenendolo del tutto diverso da quello in cui erano entrati da giovani. Non, però, la Milla che amava moltissimo l'insegnamento e la scuola e che, malgrado quanto aveva vissuto nel decennio della contestazione, si dedicava appas­sionatamente ai giovani.
Ritengo, quindi, che abbia sofferto nel lasciare la cattedra e che un certo rimpianto l'abbia avuto per gli anni nei quali insegnava, anche per il ricordo affettuoso che aveva lasciato nei suoi allievi e nei tanti che, a qualunque titolo, ebbero modo di incontrarla all'Università. Conti­nuò, però, anche dopo quel distacco dall'insegnamento, ad avere contatti con studenti e studiosi, eleggendo l'Istituto per la Storia del Risorgimento a centro della sua attività e delle sue molte, anzi moltissime relazioni. Queste si erano necessariamente moltiplicate quando, dopo il ritiro di mio padre nel 1983, aveva assunto la presidenza di quell'Istituto dove aveva peraltro lavorato dal 1935, lasciandovi col suo fervore e col suo impegno l'impronta eccezionale che ben conosciamo.