Rassegna storica del Risorgimento

Emilia Morelli
anno <1995>   pagina <597>
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Una cara, antica amicizia
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L'Istituto era la sua vita e Lei si immedesimava nell'attività di que­sto, dell'archivio, della Rassegna, delle tante pubblicazioni, dei Comitati locali, dei congressi e di quel Museo che sognava vedere definitivamente aperto. Lassù, all'ultimo piano dell'altissimo e davvero non molto comodo Vittoriano, specie per un soggetto malato di artrosi quale era diventata col passare degli anni, con i due ascensori che talvolta non erano funzio­nanti, continuava a recarsi ricevendo persone, smaltendo corrispondenza e svolgendo una mole di lavoro non indifferente, aiutata da pochi, fedeli collaboratori.
Andavo di tanto in tanto a trovarla lassù per discutere con Lei della vita dell'Istituto, per parlarle di studi od anche per vedere qualche carta dell'archivio che Lei sola conosceva a fondo per averlo ordinato perso­nalmente. Come sempre, conversando di storia con Lei, apprendevo tante cose rimanendo colpito dalla vastità delle sue informazioni su uomini e fatti del nostro Ottocento e spesso utilizzavo per i miei lavori quanto mi aveva detto. Talvolta vi accompagnavo a studiare qualche mio allievo che poteva trarre giovamento per i propri studi dal contatto con Lei e dalle carte che Lei suggeriva di consultare. La Milla era estremamente disponibile nell'accogliere e nell'aiutare chi le si rivolgeva e di ciò an­ch'io, che ne ero consapevole, ne approfittavo.
Il 13 gennaio di quest'anno dovevo consultare con l'aiuto della Milla la corrispondenza tra Francesco Salata e Agostino D'Adamo, da Lei ordi­nata, che doveva servire anche ad una mia allieva, Ester Capuzzo, per una relazione ad un convegno triestino sull'opera svolta da Salata per le Nuove Province. Quando giungemmo all'Istituto, seppi che la Milla se ne era andata poco prima perché si era sentita male. Conoscendo la sua forza d'animo ed il suo temperamento, ne fui preoccupato in quanto pen­savo che il male dovesse essere assai forte per averla indotto a mancare ad un appuntamento. Telefonai a casa sua e seppi che era finita, mentre rientrava con la sua macchina in garage, stroncata dall'attacco cardiaco che l'aveva colpita sul suo abituale posto di lavoro.
Provai allora un dolore fortissimo, comprendendo che era venuta meno una cara, antica amicizia.
CARLO GHISÀLBERTI