Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Friuli. Modernismo
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1996
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G. Ellero e il modernismo nel Friuli
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siastica e cultura laica, ma tra universi culturali distinti, come quello intercorrente tra la civiltà latina e la civiltà slava. Queste due posizioni di dialogo tra Chiesa e cultura e tra mondo slavo e universo latino hanno in comune l'attitudine ad andare oltre le proprie frontiere e a guardare all'altro senza precomprensioni o muri di diffidenza.
È sintomatico che profili culturali di questo spicco siano emersi nel seminario di Udine, istituzione diocesana che si trovava al di fuori dei grandi centri urbani con sede universitaria. Certamente il clima di apertura creato dalla Rerum Novarum (1891) e le speranze accese nelle giovani leve del seminario hanno contribuito a far sì che queste prospettive di più ampi orizzonti potessero fiorire ovunque. Se la slavistica alla fine del secolo cominciava in Italia a fare le prime apparizioni, un merito in questo senso va doverosamente riconosciuto a Ivan Trinko. Egli risulta effettivamente essere l'unico che conoscesse bene, a cavallo dei due secoli, le lingue slave. Al significato culturale di aver tradotto in italiano scrittori della letteratura slovena, russa, ceca e polacca, va aggiunto il merito di essere stato un mediatore della cultura slava nei confronti di quella italiana. In questo ambito ha persino individuato e indicato l'esistenza di un frammento disperso tra le Valli del Natisone di una cultura folclorica slovena allo stesso mondo culturale di Lubiana. Questa capitale culturale dell'universo sloveno non si avvedeva delle difficoltà in cui egli si muoveva nella sua attività di isolato intellettuale autodidatta di quella lingua. Egli dunque apri il mondo della sua piccola patria agli studiosi sloveni non solo, ma anche agli stranieri, e agli stessi italiani; ponendo le basi affinché tra la cultura slovena (e più in generale slava) e quella italiana si instaurassero legami di maggiore reciproca conoscenza.
Insieme a queste aperture la personalità del Trinko si distingue, pur nel suo sacerdozio intemerato ed esemplare, per un certo che di chiuso e di supremamente severo, che faceva da contesto alla sua religiosità giansenizzante , a cui mancava il flessibile gioco dell'intelligenza di Giuseppe Ellero, intellettuale che si apriva ad ogni orizzonte. Questi sapeva penetrare con acutezza le sensibilità della cultura contemporanea e indovinava con felice intuito le direzioni verso cui essa si orientava.
In una delle appendici della storia del Seminario di Udine di Giuseppe Ellero, questi, parlando del curriculum degli studi del seminario dal 1866 al 1902, sottolinea l'introduzione di una disciplina di grande attualità: La sociologia cristiana , considerata urgente bisogno dei tempi nuovi; a cui si aggiungeva:
Cosi tutti gli studi religiosi superiori hanno uno svolgimento più lento e più sodo e negli studi biblici e nella storia e nella patrologia si possono addestrare i giovani a quei metodi critici dove c'è tanto avvenire. La parte critica,