Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Friuli. Modernismo
anno <1996>   pagina <39>
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G. Ellero e il modernismo nel Friuli 39
La Rerum Novarum colse il Friuli cattolico in una situazione di particolare stagnazione sotto il profilo della presenza cattolica, espressa tramite i Comitati dell'Opera dei Congressi. Andrea Scotton quand'era venuto a Udine, negli anni della Rerum Novarum lasciava una relazione deludente se poteva affermare che la presenza sociale cristiana era pres­soché inesistente. Più che seguire l'itinerario del movimento cattolico friu­lano, tuttavia, merita indagare il significato che l'Ellero annetteva al pontificato di Leone XIII. Il pontificato leonino diventava per il sacer­dote friulano un momento di evoluzione nei riguardi della cultura mo­derna da parte della Chiesa, movimento che assumeva proporzioni capaci di alimentare una intensa vita ecclesiale per generare il presente risve­glio cattolico . La Rerum Novarum non viene considerata un intervento singolo su un determinato problema che portava alla considerazione delle cose nuove , cioè alla questione sociale, ma come una linea importante di un disegno organico più vasto. All'Ellero che coglieva con acume sto­rico la differenza tra il pontificato di Pio IX e quello di Leone XIII, non sfuggiva il progressivo cammino fatto dalla Chiesa nei riguardi della cultura moderna, a partire dalla pubblicazione del Sillabo , annesso alla Quanta cura (1864) fino ad arrivare alla Rerum Novarum (1891): docu­menti che segnavano due punti di riferimento di segno opposto.
Anche se il Sillabo si limitava ad anatemizzare gli eccessi del libero pensiero in un sommario elenco nominale (naturalismo, liberali­smo, socialismo, razionalismo, ecc.) aveva lasciato nella opinione culturale europea una fondata impressione che la Chiesa si ergesse come forza reazionaria, radicalmente ostile alle profonde esigenze della coscienza mo­derna. Pure la Aeterni Patris (1879), che si situa nell'alveo della tradi­zione cattolica della filosofia perenne nel promuovere il neotomismo, po­teva convalidare l'opinione di una Chiesa adagiata nel passato e poco sensibile alle inquietudini del pensiero contemporaneo. Quello, invece, che la mette al passo con la cultura moderna, collocandola in una posizione di superamento nei riguardi del Sillabo e della Aeterni Patris stessa, è l'accettazione da parte della Chiesa cattolica leonina della critica sto­rica applicata agli studi biblici, alle scienze teologiche e alla storia ec­clesiastica.
Sotto questo profilo l'Ellero poneva l'attenzione nella centralità di un problema di fondo, quello della Chiesa in rapporto al progresso della scienza moderna. Egli diventava esplicito a questo proposito, all'inizio del secolo, quando sotto la suggestione delle aperture leonine metteva in relazione questo illuminato pontificato con quello, molto diffidente di fronte alla nuova cultura, di Pio X.
A questo concetto di instaurazione cristiana universale scriveva l'El­lero si riconnettono anche gli atteggiamenti più direttamente pratici del cattolicesimo. Essi muovono dalle encicliche papali Rerum Novarum e demo*