Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Friuli. Modernismo
anno <1996>   pagina <46>
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Pietro Zovatto
a cogliere la cultura del rinnovamento e Pio Paschini per la sua franca applicazione del metodo critico-storico alle origini del cristianesimo di Aquileia. Fra i due correva un rapporto di filiazione culturale, poiché' il Paschini era stato discepolo dell'Ellero, da cui aveva ricevuto un'in­fluenza decisiva per impadronirsi di quel metodo specifico della scienza moderna. Il binomio EHero-Paschini aveva fatto arrivare in seminario opere degli storici più accreditati del tempo come quelle di Duchesne, di Harnack, di Batiffol, di Delehaye, di Grisar, di AHard e varie rivi­ste moderne come Revue d'histoire et de littérature religieuse (Paris, 1900-1907); Il Rinnovamento (Milano, 1907-1909); Rivista di Scienze Storiche (Pavia, 1904-1910); Bulletin de littérature ecclésiastique (Paris, 1905-1913 J;30 alcune delle quali considerate né più né meno come pala­dine di un modernismo radicaleggiante.
Nella terza visita apostolica del 1911 al seminario di Udine mons. Bernardo Dòbbing si tenne ad una linea di moderazione nel presentare la relazione alla S. Congregazione Concistoriale, se il prefetto della me­desima, card. G. De Lai poteva scrivere all'arcivescovo di Udine: Seb­bene Ì sospetti di modernismo a carico de* Proff. Ellero e Paschini non abbiano serio fondamento, tuttavia la S. V., per maggior sicurezza e tran­quillità, pensa di sostituirli, affidando loro altri incarichi .31)
In questo preciso momento entra nella scena il vescovo Anastasio Rossi, successore di Pietro Zamburlini, dicendo che non è possibile pro­cedere ad un immediato provvedimento per i profL Ellero e Paschini , sia perché l'addebito di modernismo non possedeva serio fondamento , sia perché aveva riscontrato le tante esagerazioni nelle accuse . Que­sto atteggiamento di lungimirante moderazione del vescovo Rossi non trovava un riscontro nei numerosi sacerdoti dell'arcidiocesi, che si quali­ficavano come rigidi conservatori di tutto il passato . Se da una parte c'era il corpo docente del seminario, che per lo più accettava il metodo critico-storico, e quindi capiva la problematica inerente le origini cristiane ad Aquileia e la inconsistenza di una tradizione, dall'altra c'era tutto il clero parrocchiale alle prese con problemi pratico-pastorali, il quale era dell'avviso che la negazione di una tradizione marciana coinvolgesse il problema dogmatico, per cui la nuova critica intaccava la stessa essenza cristiana, prospettandosi quindi quel movimento come razionalismo bell'e buono, portato all'interno del mondo cattolico, quale veniva inteso dalla enciclica papale.
Al Paschini si potrebbe fondatamente applicare ciò che egli stesso
30) P. BERTOLLA, taschini al seminario di Udine, cit, p. 42.
31J Seminario arcivescovile di Udine, Archivio della Direzione citato da P. BER-TOM-A, Paschini al seminario di Udine, cit., p, 45.