Rassegna storica del Risorgimento
Corsica. Italia meridionale. Storiografia. Secoli XVIII e XIX
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1996
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148 Francesco Barra
si affiancava infatti ora la lotta per il dominio del mare interno, in cui l'Italia e i suoi porti rivestivano un'importanza determinante. Nel Mediterraneo occidentale l'Inghilterra aveva posto da tempo saldo piede con Gibilterra e Minorca, quest'ultima soprattutto insidiosissima per la Francia meridionale e Marsiglia. All'Inghilterra Minorca sarebbe restata sino al 1783. Fu allora che la Francia, per neutralizzare la rinnovata minaccia britannica nel Mediterraneo occidentale, intensificò le pressioni su Genova per la cessione della Corsica, culminate nella conquista francese dell'isola (1768).
In questo contesto internazionale s'inseriscono le relazioni tra la Corsica e la monarchia meridionale. Con Carlo di Borbone i rapporti dei corsi erano cominciati prima ancora della conquista del regno, poiché a lui, erede designato alla successione medicea in Toscana, mirarono a partire dal 1731 gli insorti. Furono vani tentativi, come quelli allacciati in seguito a Napoli, che però caddero su di un terreno abbastanza disposto ad accoglierli. Nel febbraio 1736, un anonimo ma appassionato progetto proponeva ad esempio al sovrano borbonico l'acquisizione della Corsica. Approfittando di una situazione politico-diplomatica ancora aperta ed in movimento, l'intervento di un Stato italiano sembrava potesse evitare la probabile occupazione straniera. E che non si trattasse di sogni velleitari è attestato dal fatto che nel gennaio del 1737 il console francese a Genova scriveva a Chauvelin affermando che al momento opportuno il re di Napoli accetterà l'offerta dei Corsi di darsi a lui . Ed a Parigi ci si diceva convinti che l'insurrezione era occultamente sostenuta da Madrid e da Napoli.
In realtà la corte borbonica incoraggiò, sia pur copertamente, l'agitazione e gli intrighi dei numerosi esuli ed emigrati corsi, nonostante che ormai la politica estera della monarchia si stesse avviando su quella strada che non sarebbe più stata abbandonata: difesa degli interessi del regnò, ma rinuncia ad ogni idea di conquista. Particolarmente attento e sensibile alla questione si mostrava il Tanucci, il quale ben conosceva la realtà corsa, e che aveva tra l'altro presentato nel 1732 Gl'Accademia etrusca di Cortona una dissertazione sull'antico dominio pisano sulla Corsica, poi ripubblicata a sua insaputa nel 1760 a sostegno delle aspirazioni lorenesi. Contrario ad un diretto coinvolgimento del regno nell'esplosiva situazione dell'isola, egli propose, con evidente disegno antiasburgico e per scongiurare il pericolo che l'isola potesse essere assegnata alla Toscana lorenese, di attribuire la Corsica, col titolo di regno e coll'aggiunta di Sarzana, Massa e Piombino, a Filippo di Borbone, duca di Parma.
Nel frattempo, l'atteggiamento napoletano restava ambiguo. Sbarcato a Napoli a causa di una tempesta l'autoproclamatosi re di Corsica Teodoro di Neuhoff nell'ottobre 1738 con tre navi olandesi, Carlo ài Borbone decise di non accogliere un uomo tanto inquieto e temerario , e lo fece tradurre dalla casa del console olandese a Gaeta la notte del 2 dicembre, come si affrettò a comunicare il marchese di Montealegre in una circolare