Rassegna storica del Risorgimento
Corsica. Italia meridionale. Storiografia. Secoli XVIII e XIX
anno
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1996
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pagina
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149
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La Corsica e il Mezzogiorno d'Italia
diplomatica. Ma le voci e le interpretazioni furono diverse e numerose. Alla fine, si fece sì che, rallentata la guardia, re Teodoro potesse fuggire nuovamente via mare in Corsica. Come che fossero andate le cose, la condotta napoletana non andò a genio, in questa come in altre faccende, ai genovesi, i cui agenti a Napoli non cessavano di denunciare al loro governo trasporti di munizioni per la Corsica ribelle.
Fatto sta che l'emigrazione politica corsa a Napoli era un fenomeno diffuso e radicato. Già Luigi GiafEerri, capo della sfortunata rivolta del 1729, aveva trovato rifugio a Napoli, dove, divenuto colonnello borbonico, morì nel 1748, e dove il figlio Agostino raggiunse il grado di generale. E sempre nella capitale meridionale si trovava indisturbato Michelangelo Durazzo Fossani, uno dei principali capi ribelli, venuto a Napoli per procurare rifornimenti, ed il cui arresto, invocato dal console ligure Molinelli, fu respinto dallo stesso re. E poi, sottomessa la Corsica dal Maille-bois, si rifugiò nel 1739 a Napoli Giacinto Paoli col figlio Pasquale, il futuro prestigioso capo della rivolta corsa, prendendo entrambi servizio come ufficiali nel Reggimento Corsica, costituito da Carlo di Borbone con i numerosissimi esuli ed avventurieri corsi. Il futuro campione dell'indipendenza corsa si formò in effetti intellettualmente a Napoli, dove venne profondamente influenzato dal magistero di Antonio Genovesi e dal filantropismo delle logge massoniche.21
E proprio a Pasquale Paoli doveva essere legata, oltre che l'ultima fase della disperata lotta della Corsica per l'indipendenza, anche una nuova crisi nei rapporti tra Genova ed il regno. La repubblica era infatti convinta che i ribelli ricevessero rifornimenti e soccorsi da Napoli, nonostante la formale proibizione del governo borbonico. Peggio fu quando, assassinato Giampietro Gaffori, capitano generale degli insorti, questi invocarono Pasquale Paoli. Il giovane ufficiale, rispondendo all'appello, chiese ed ottenne una licenza di sei mesi, s'imbarcò per l'isola e vi sbarcò il 29 aprile 1755. Genova giunse a sospettare che la corte borbonica nutrisse sull'isola occulte mire, il cui strumento sarebbe stato costituito appunto dal Paoli.
Ma la questione corsa avrebbe raggiunto il suo acme soltanto agli esordi del regno di Ferdinando IV. Sull'isola si andava sempre più accentuando la pressione francese, mentre l'Inghilterra vedeva, nella Corsica di Paoli, una preziosa arma di guerra contro la Francia e le potenze borboniche, anche se si guardava bene dall'impegnarsi a fondo, preferendo che
2> E. MICHEL, Pasquale Paoli ufficiale nell'esèrcito napoletano (1741-1755), m ASC, gennaio-giugno 1928, pp. 85-100; A. POTOLICCHIO, Pasquale Paoli e Antonio Genovese, in ASC, 1932, pp. 113 sgg.; A. LUCARELLI, Pasquale Paoli in Puglia e in Sicilia, in ASC, 1932, p.p. 116 sgg.; E. ROTA, Pasquale Paoli, Torino, 1941, pp. 41-60.
Per una ricostruzione dela rivolta corsa attraverso i rapporti dei consoli napoletani rimandiamo ad un altro nostro studio di prossima pubblicazione.