Rassegna storica del Risorgimento
Corsica. Italia meridionale. Storiografia. Secoli XVIII e XIX
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1996
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Francesco Barra
settembre, il governo inglese comunicava alle potenze alleate la decisione non solo di evacuare la Corsica ma addirittura di ritirare la flotta dal Mediterraneo. In realtà, a Londra si riteneva l'Italia irrimediabilmente perduta, e quindi si preferiva dimenticare che la permanenza della squadra inglese nel Mediterraneo era sancita ed assicurata dall'articolo 4 della convenzione anglo-napoletana del 1793. Alla fine, di fronte alle insistenti e quasi disperate invocazioni del papa e del sovrano borbonico, l'ordine venne notevolmente modificato in senso restrittivo. Difatti, il 21 ottobre il governo britannico non solo sospendeva il ritiro della flotta ma revocava anche la disposizione di abbandonare la Corsica.3' Questa, però, nel frattempo era già stata precipitosamente evacuata dalla guarnigione inglese e dal viceré deU'effimero regno anglo-corso, sir Gilbert Elliot.
Il crollo del dominio inglese sull'isola determinò la fuga di alcune centinaia di legittimisti francesi che vi avevano trovato rifugio e di numerosi corsi che si erano compromessi col caduto regime, accettandone cariche politiche e militari. Ben 300 emigrati francesi e 70 corsi seguirono infatti a Portoferraio il viceré Elliot, che rivolse un pressante appello alle corti romana e napoletana affinché queste li accogliessero nei loro Stati. L'invito britannico fu recepito, e il 22 novembre l'Elliot riferiva da Napoli a lord Pordand di aver ottenuto per gli emigrati corsi l'autorizzazione a soggiornare nel regno borbonico. I corsi sarebbero stati più felici in quel paese mediterraneo che nelle colonie inglesi, e soprattutto il loro mantenimento sarebbe costato meno caro alla corona britannica, commentava sollevato il nobile lord, finalmente liberato dalla presenza di quegli scomodi e ormai inutili alleati.45
Con l'accentuarsi della pressione francese su Roma, nei mesi successivi altri corsi abbandonarono l'ospitale ma ormai agonizzante dominio pontificio per rifugiarsi a Napoli.5* Il 15 febbraio lord Hamilton richiedeva il passaporto per Casimiro Raimondo Corbara di Bastia, emigrato corso e pensionato di S. M. Britannica, allo scopo di permettergli di recarsi a Napoli da Terracina, dove si era rifugiato per sfuggire alle truppe francesi, ormai alle porte di Roma. Dei grandi meriti politici del Corbara si facevano garanti, oltre l'Hamilton, anche lord Elliot e l'agente inglese a Roma,
3 Gfr. F. BARRA, II Mezzogiorno e le potenze europee, eh., pp. 152-154.
4> DOROTY CARRINGTON, Sources de Vhistoìre de la Corse att Public Record Office de Londres, Ajaccio, 1983, <pp. 134-135.
51 Archivio di Stato di Napoli, Esteri, f. 674. II 6 febbraio 1797 il principe di Castelcicala rispondeva alle richieste, trasmesse dall'ambasciatore britannico Hamilton, presentate da diversi emigrati corsi e francesi per essere autorizzati a recarsi in Napoli. Il re aveva deciso di accordare il permesso ai signori Negroni, Ciavaldini, Olitoli, Saliceti e Vidau, che si trovano a Roma, e ai signori Peraldi, Graziarli, DusiUiet e Sayé, che si trovavano già a Gaeta. H DusilìUet intendeva tra l'altro reclamare per pretese forniture per la spedizione di Tolone, ma risultava sconosciuto all'amministrazione borbonica.