Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storiografia. Secolo XX
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1996
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Paolo Alatri
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contraddizione, cioè con un'azione politica contrastante con la sua impostazione ideologica.
Questa pretesa antinomìa tra un liberalismo teorico e un machiavellismo pratico è stata ripresa in tempi a noi più vicini da uno storico inglese, Denis Mack Smith, autore di una Storia d'Italia alla quale ha arriso nel nostro paese un notevole successo commerciale e che è stata anche considerata da taluno fortemente innovativa nei confronti della nostra tradizione storiografica.
L'interesse per la storia del Risorgimento da parte di Alatri cominciò a manifestarsi, anche prima della pubblicazione della biografia di Spaventa, con recensioni pubblicate sulla Rassegna storica del Risorgimento , dedicate, in larga misura, a scritti di autori con i quali esisteva una indubbia consonanza: basterà ricordare La leggenda di Carlo Alberto nella recente storiografia di Adolfo Omodeo e La giovinezza di Cesare Balbo di Ettore Passerin d'Entrèves. Lo spirito di quelle recensioni, pubblicate entrambe nel 1941, non sfuggì a Cesare Maria De Vecchi, direttore della rivista, che prima le deplorò e successivamente escluse Alatri dalla collaborazione alla rivista, cestinando l'ultima recensione dedicata ad una nuova edizione del Pensiero politico italiano di Luigi Salvatorelli.
Del peso che ha avuto nella formazione culturale di Alatri lo studio del Risorgimento Rosario Villari ha fatto un'analisi assai convincente anche perché l'ha inserita in un problema più vasto che riguarda diversi intellettuali di quella generazione. Nella presentazione della miscellanea di studi dell'Università di Perugia {riprodotta poi nella rivista Dimensioni e problemi della ricerca storica, 1992), Rosario Villari ha rilevato che il riferimento al Risorgimento aveva contribuito a dare un indirizzo determinato, un contenuto ideale e culturale particolare all'antifascismo di Paolo Alatri e lo aveva differenziato da quello di Alicata, di Bufalini, di Natoli, di Ingrao, di Lombardo Radice.
Io concordo con questa lettura che consente di cogliere meglio il legame tra lo studioso di storia, il pubblicista, l'organizzatore culturale e il politico, al di là delle tensioni che gli creava la compresenza di una tradizione risorgimentale che affondava le sue origini nelle precedenti generazioni familiari e la attiva militanza in un partito politico che con quella tradizione aveva un rapporto conflittuale.
La conclusione della guerra aprì a Paolo Alatri un'attività quella di giornalista che avrebbe poi proseguito per molti anni, da L'Italia libera, organo del partito d'azione, con Carlo Muscetta, a Repubblica d'Italia, di Arrigo Jacchia, a Paese Sera e al Paese. Ma la sua attività di storico non si interruppe, come dimostrano, nella prima metà degli anni Cinquanta, la sua collaborazione alla Rassegna storica del Risorgimento, come recensore, e i suoi interventi ai congressi dell'Istituto per la storia del Risorgimento, da quello di Palermo del 1951 con una comunicazione su I moderati toscani, il richiamo del Granduca e il decennio di preparazione a quello