Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Roma. Questione sociale. Secoli XVIII-XIX
anno <1996>   pagina <459>
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Assistenza e beneficenza a Roma - La mendicità 459
per mancanza di fondi, si trovavano disoccupati. In un sonetto il Belli esprime la rabbia dei senza lavoro [...] Curre er mese che famo festa. E che ce lo comannda er Salvatore che ce famo acciacca la noce in testa? [...] .76)
Presto il Carlandi fu costretto ad espellere sette operai a causa di azioni giudicate gravi , atti di insubordinazione. Il Governatore distret­tuale di polizia in una lettera, nella quale narrava l'episodio, deplorandolo, chiedeva maggiore disciplina di tipo militare , onde impedire scon­cezze durante la notte che gli uomini trascorrevano nel locale di Villa Mecenate al di fuori di ogni controllo. La maggior parte di questi operai sono avanzi di pena e pessimi soggetti concludeva l'alto funzio­nario auspicando la realizzazione di un reclusorio per la notte . I sette espulsi dal canto loro si guardarono bene dal tornare a Roma e si diedero alla macchia.710 Antonio Carlandi possedeva altre tre ferriere nella zona con una produzione annuale di un milione di libbre di ferro sodo , per lo più utensili per la campagna, cerchi da botte, verghe, cavalline, somarine, chiodi per imbarcazioni. Il 18 aprile 1831 si cominciarono a confezionare a Villa Mecenate le prime viti mordenti. Si sperava di rag­giungere presto la produzione di 250 glosse, pacchi di composti di 500 pezzi, la settimana T8*
Antonio Carlandi e Giambattista Graziosi chiedevano in continuazione nuovi operai alla Cassa dei Lavori Pubblici che rapidamente ne concesse il numero massimo previsto dal contratto. Furono scelti in buona parte tra quelli che operavano nella Pia Casa d'Industria ritenuti provvisti di maggior senso di autodisciplina. La lavorazione era complessa, per il pro­dotto finale erano necessarie ben 11 distinte fasi di fabbricazione; per far funzionare a pieno regime le macchine, secondo gli imprenditori, erano necessarie anche più di 60 persone.
Verso la metà di dicembre del 1832 nella ferriera di Villa Mecenate lavoravano 60 indigenti, provenienti da Roma, e 69 operai salariati della
76> Il sonetto citato, del 1833, è intitolato Er cartolante de la bonificenza, di Giuseppe Gioacchino Belli, I sonetti, a cura di M.T. LANZA, voi. I, Milano, 1965, sonetto n. 1027, p. 1087. Il Belli 12 anni più tardi, nel 1845, scrisse un altro so­netto con identico titolo, n. 2052 (ed. cit., voi. II, p. 2151). Il tono è molto più ironico. È dedicato alla mania archeologica che pervadeva la cultura cittadina in quel periodo. Mo' s'ariscava ar Campidoglio; e amico già so du vorte o tre che danno provo [...]. Ve pare un ber procede da cristiani / d'empì de ste pietracce ogni cantone perché addosso ce piscino li cani? [....] .
ASR, Tesorierato generale arti e commercio, b. 283. Lettera del Governatore distrettuale di Tivoli diretta al Governatore di Roma. Tivoli, 24 luglio 1830. I nomi dei 7 espulsi erano: Marco Nasarini, Antonio Zuccari, Benedetto Franchi, Saverio Sa-verini, Antonio Possidoni, Piero Viti, Raffaele Paris.
TO ASR, Tesorierato generale arti e commercio, b. 283. 'Relazione sulle ferriere e stabilimento delle viti mordenti in Villa Mecenate. Il progetto produttivo prevedeva la produzione, entro un anno, di 546 glosse settimanali.