Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Roma. Questione sociale. Secoli XVIII-XIX
anno <1996>   pagina <460>
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Luciano Nasto
zona oltre ad un imprecisato numero di tagliatori di legna e carbonai . Il carteggio tra le autorità romane e gli imprenditori, fu sempre intenso. 1 toni di alcune lettere erano spesso duri o stizziti. Carlandi e Graziosi non si curavano di fornire le richieste notizie sui poveri che imparavano a fare gli operai, preferivano invece chiedere esenzioni doganali per l'im­portazione delle materie prime e quella concessione della privativa che la Camera di Commercio si ostinava a negare, proponendo tutt'al più delle maggiorazioni di dazio sui prodotti esteri, principalmente inglesi e tedeschi, giudicati peraltro superiori.
Dopo una lunga diatriba il Carlandi si decise a fornire alle autorità un elenco, privo di ogni altra indicazione, dei 60 individui a lui ani-dati . } Il cardinal camerlengo dispose una perizia che fu affidata all'esperto Vespignani. La nota che le autorità romane ricevettero dall'esperto non forniva certamente un quadro edificante. Il bilancio della manifattura fu tenuto nascosto: con grande arcano marcia l'interna amministrazione . Secondo il Vespignani i 12 scudi che la Cassa dei sussidi versava all'in­traprendente erano a questi sufficienti per pagare quasi tutti i suoi artigiani che erano, come sappiamo, alla fine del 1832, i 60 inviati da Roma, più 69 operai del luogo. Questa acrobazia contabile era resa possibile dal fatto che la maggior parte dei lavoratori era composta di giovinetti pagati con 7-10 baiocchi al dì. Quanto restava era diviso tra tutti gli altri, remunerati con poco più. Uno stipendio adeguato era per­cepito soltanto dal direttore francese . Gli uomini inviati dalla Cassa dei sussidi peraltro non partecipavano al ciclo di lavorazione, e quindi non erano addestrati al nuovo lavoro, ma svolgevano soltanto compiti di facchinaggio. Nell'elenco fornito, inoltre, era stato incluso il nome, non
"> ASR, Camerale III, b. 2076, parte 2, tit. Ili, busta 66, fase. 1896. Nota dei lavoranti della Commissione dei Sussidi a me sottoscrìtto Carlandi -per essere istruiti nell'arsenale di Villa Mecenate a Tivoli come da scrittura privata sotto li 1 maggio 1830. Tivoli, 15 dicembre 1832. I nomi degli operai riportati nella nota sono: Mulinari Sante, Baroggi Antonio, Piarotti Giuseppe, Togni Pellegrino, D'olivo Arcangelo, Cretti Giuseppe, Momi Domenico, Marchionni Giovanni, Bruti Vincenzo, Prati Vincenzo, Benno Francesco, Gttadini Giuseppe, Bettinelli Antonio, Frittelli Giu­seppe, PetroJini Giovambattista, Fabiani Domenico, Senesi Marco, Letratta Antonio, Sibilìi Antonio, Sibilìi Giuseppe, Milchini Domenico, Rosati Antonio, Rosati Dome­nico, Rosati Matteo, Del Duca Filippo, Flamini Generoso, Mancini Mariano, Bernardi Tommaso, Vafelli Giovanni, Benedetti Benedetto, De Angelis Domenico, Galadini Se­bastiano, Falderini Giacomo, Bargosi Antonio, Maserocchi Luigi, Filippini Filippo, D*antoni Domenico, Settili Ercole, Rubini Giacomo, Giuliani Michele, Maviglia Luigi, Del Priore Antonio, Abelardi Serafino, Urbinati Luigi, Alfani Luigi, Pennacchietti Giuseppe, Speranza Pietro, Cacciafava Domenico, Colantoni Raffaele, Belmondo Fran­cesco Maria, Belmondo Francesco, Alesini Pietro, Lacchini Stanislao, Sabbatini Fran­cesco, Cipriani Antonio, Basini. Bernardo, Luzi Francesco, Massi Stefano, Drafebi Mar­cello.
9 Per ogni unità lavorativa, il Carlandi riceveva 20 baiocchi al dì. Essendo in quel momento 60 gli operai, l'imprenditore riceveva 1.200 baiocchi, cioè 12 scudi.