Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Sidney Sonnino. Secoli XIX-XX
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1996
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Rolando Nierì
servire di criterio. La minoranza, sopra cui grava la presunzione di errore, non ha nessun diritto di mandare nemmeno un solo rappresentante ; col sistema censitario cioè, la maggioranza delle capacità vota non solo in favore dei propri candidati, ma anche contro quelli della minoranza .45) Se invece, come egli credeva e trovava nei fatti, l'elezione a deputato non era altro che un mandato generale, allora era legittima ed utile la distinzione del diritto di rappresentanza che deve essere di tutti, dal diritto di decisione che appartiene alla maggioranza. In una parola, non credo potersi distinguere la questione che ora discutiamo da quella del suffragio universale .46) Con queste affermazioni cioè, Sonnino veniva a dire che, se si ammette il suffragio censitario, non si può giustificare logicamente il diritto di rappresentanza per le minoranze, che vale esclusivamente, insieme con quello di decisione, per la maggioranza; se invece si vuole tale diritto, non esiste nessun presupposto o ragione valida per negarlo ad alcuno, per cui poteva affermare la stretta connessione del principio della rappresentanza proporzionale colla teoria del mandato nella elezione e quindi col suffragio universale .47> Così, mentre dichiarava di credere alla necessità storica di entrambi, ironizzava sull' orrore del suffragio universale dei moderati, che combattevano la sovranità popolare come principio di governo. I sostenitori del collegio uninominale volevano il governo degli ottimi, fondato sul principio eterno della giustizia. [...] Tutti vogliono la giustizia: ma la questione sta nel sapere chi è che l'ha trovata, chi è l'ottimo: e i governi paterni che hanno l'intuizione del vero ci ispirano pochissima fiducia: è questione di storia. Non so poi [...] concepire tutti i terrori per quelle masse che si suppongono sempre come un elemento antagonistico a tutto quanto vi ha di eletto nella società.48*
Suffragio universale e rappresentanza proporzionale perciò avrebbero conferito vera rappresentatività al regime parlamentare, in rapporto agli interessi e alle classi sociali, e avrebbero permesso, concentrando in Parlamento il dibattito delle questioni di interesse generale, l'attuazione dell'altra riforma che Sonnino condivideva con esponenti moderati, come Minghetti e Jacini, quella cioè del decentramento amministrativo. Questo sarebbe stato reso possibile ed efficace proprio per gli effetti benefici derivanti dall'introduzione delle precedenti riforme, in termini di forza e stabilità del governo centrale; e l'effetto cumulativo sarebbe stato il ridimensionamento del peso degli interessi locali e settoriali e dell'inge-
45> Ivi, p. 61.
*> Ivi, p. 60.
7) Ivi, ip. 62.
*> Ivi, p. 63.