Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Sidney Sonnino. Secoli XIX-XX
anno
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1996
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pagina
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511
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Sidney Sonnino e il Torniamo allo Statuto 511
ne ridurranno fortemente i margini di una possibile realizzazione. Questo riformismo, di cui ricordo appena alcune componenti,181* aveva alla base un rinnovato ruolo della proprietà terriera, fondato su una effettiva estrinsecazione di attività imprenditoriale da parte del proprietario stesso; ma anche attenzione alle ragioni dell'industria, nonché alla lotta di classe che vi si manifesta e quindi favore per la legislazione sociale, fiancheggiata dà una serie di iniziative volte a contenere i mali dell'urbanesimo; riconoscimento del diritto di sciopero e dell'associazionismo operaio; orientamento per una politica di estensione del processo produttivo, contraria all'indebitamento dello Stato e al tipo praticato di spesa pubblica. Un atteggiamento insomma che nel suo insieme era volto a concepire in maniera più dinamica, cioè nell'ambito dello sviluppo economico, il problema del rapporto produzione-distribuzione, per neutralizzare su un piano più avanzato, tramite il riformismo sociale, gli efletti della conflittualità derivante dalla struttura produttiva e per salvaguardarne le possibilità di accumulazione. Ma appunto, le difficoltà economiche e il protezionismo, gli orientamenti e gli assestamenti interni della classe dirigente, giocheranno in senso contrario al modo in cui Sonnino concepiva il rapporto produzione-distribuzione, perno del suo riformismo. Sarà solo il primo elemento ad essere considerato, con la protezione per rendite e profitti agrari e industriali, mentre con l'abbandono del secondo, veniva meno la possibilità di miglioramento delle condizioni di vita, soprattutto dei contadini, favorendo l'immobilizzazione della situazione delle campagne e del Mezzogiorno, l'immodificabilità dell'assetto costituito e il sostanziale rinvio della legislazione sociale.
D'altra parte, una politica di riforme, concepita nell'ambito della borghesia liberale e da essa realizzabile, colloca Sonnino in una situazione senza via di uscita, a causa della sostanziale sordità conservatrice della classe dirigente. L'alternativa per lui avrebbe potuto essere la ricerca dell'appoggio, politicamente mediato, dei destinatari e dei beneficiari sociali di essa. Ma ciò avrebbe esposto, nella sua prospettiva, la parte liberale ai condizionamenti dell'Estrema, o comunque ad un diverso rapporto fra i gruppi politici, suscettibile di mettere in discussione l'obbiettivo da lui perseguito dell'unità delle forze liberali. È in questa rigidità politica, in parte derivante da oggettive difficoltà, che consiste il limite di Sonnino che, quando i contrasti sociali, alla cui base pur sono esigenze delle classi lavoratrici che egli stesso giudica legittime, sboccano, per farle valere, in inevitabili turbamenti dell'ordine pubblico e in pericolosità sociale, lo rendono incline alla repressione dei moti, anche se ciò non preconizza in lui una svolta autoritaria.182)
Ch. al riguardo ivi, pp. 331-332 e 347-350.
182) Significativo l'atteggiamento nei confronta del movimento dei Fasci siciliani e il giudizio che ne dette retrospettivamente. Mentre era d'accordo sul contenuto