Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Sidney Sonnino. Secoli XIX-XX
anno
<
1996
>
pagina
<
515
>
Libri e periodici 515
rispecchiava il malcontento delle masse contadine per le conseguenze delle riforme che, a partire dal tardo Settecento, contraendo gli usi civici, erodendo i beni comunali, minando i privilegi del clero, contestando i regimi vincolistici ed annonari, avevano favorito la diffusione del pauperismo. I giacobini e poi i liberali , agli occhi delle masse popolari, erano coloro che mostravano non solo uno stile di vita differente, distante, straniero , ma anche e soprattutto coloro che recintavano le terre riservate agli usi civici. Gli intellettuali legittimisti, con il loro intransigente rifiuto del modello statuale napoleonico e della monarchia amministrativa, riproponevano una visione paternalistica del potere. Nei loro scritti emerge il mito delle antiche monarchie sempre rispettose delle consuetudini locali, protettrici delle masse dall'egoismo dei galantuomini, attente ai bisogni della collettività. Ormai assodata, dalla più recente ricerca storiografica, l'estraneità (per non dire in molti casi l'ostilità) della maggioranza degli abitanti della penisola verso la cultura politica del 1789 il pensiero antirivoluzionario attende ancora afferma De Francesco di essere studiato come merita, perché in esso trova riflesso una mentalità collettiva diffidente [...] nei confronti della nuova forma di statualità, invadente e livellatrice, cui il processo di unificazione della penisola avrebbe finito comunque per condurre (p. 270).
Un compito arduo è quello toccato a Romano Paolo Coppini, dato che ripercorrere la vicenda del Piemonte nel decennio di preparazione era un'impresa che poteva sfociare nel déjà vu, considerando la mole di studi esistente sull'argomento. L'autore, nel saggio II Piemonte sabaudo e l'unificazione {1849-1861) ha evitato, invece, questo rischio, muovendosi lungo due interessanti linee interpretative. Per quanto riguarda l'aspetto economico-sociale, Coppini ha dimostrato come, per intraprendere la modernizzazione del Regno di Sardegna, Cavour si sia dovuto adattare alla dipendenza nei confronti dei Rothschild, i cui servizi, a causa del loro elevato costo [...] figuravano fra le principali voci di uscita del bilancio statale (p. 356). I tentativi del conte di sottrarre il paese ad una simile morsa consistettero nella ricerca di alternative più vantaggiose nell'ambito della finanza anglosassone (banche Baring, Hambro, Haslewood), ma non ebbero successo. Così, come il resto dell'Italia era dominata direttamente o indirettamente dall'Austria, anche il Piemonte risultò condizionato da uno straniero tutto particolare: il grande capitale finanziario speculativo internazionale. Le scelte liberiste cavouriane erano ispirate, comunque, da una condivisione di vedute, oltre che di interessi, con le esigenze del mondo degli affari. Rileva Coppini che l'attività ministeriale svolta da Cavour [...] si manifestò in termini di estrema concretezza, spesso di diretta pragmaticità, sempre legata ai temi specifici della congiuntura; ma è altrettanto vera la rigida filiazione dei singoli provvedimenti da un sistema teorico più generale, frutto di una intensa assimilazione della tradizione economica classica inglese (p. 349). Il liberismo doganale e il rapido adeguamento delle strutture economiche interne ai canoni della nuova competizione europea sfociarono, in Piemonte, nella sommossa del 1853, con il tentativo di invasione di palazzo Cavour da parte della folk inferocita che ricorda Coppini non rimase un episodio isolato, ma fu seguito da altri gestii di intolleranza nei confronti del conte (p. 379). Anche se il malcontento popolare fu strumentalizzato dalla Destra reazionaria, è sintomatico che le provocazioni legittimiste potessero trovare fertile campo di azione tra le classi subalterne esasperate, per le quali Cavour non fu mai il difensore delle libertà costituzionali, ma restò sempre l'affarista privo di scrupoli, che aveva aggravato la carestia per speculare sul prezzo del grano.
Riguardo, infine, alla politica estera cavouriana emerge il carattere non rettilineo, a tratti fortunoso, del percorso politico-diplomatico che, dalla guerra di Crimea alla spedizione dei Mille, portò alla proclamazione del Regno d'Italia. Grazie a quest'ultimo lavoro di Coppini, ci sembra un elemento defini-