Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Sidney Sonnino. Secoli XIX-XX
anno <1996>   pagina <526>
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Libri e peijdici
taniche di ordine fortemente localistico ed esclusivamente monografiche, per tentare una sistematizzazione generale, agevolata dalla prospettiva della forma­zione, presso il1 medesimo Museo, di una cattedra di botanica, e certamente influenzata dal clima proprio della cultura scientifica regionale che tra il con­gresso degli scienziati del 1839 e la riforma universitaria Giorgini, avviata ne­gli anni immediatamente successivi, si orientava ad una chiara sprovindalizza-zione degli ambienti italiani. Costruire un Erbario generale, vera base secondo Parlatore per un reale rinnovamento della disciplina, poteva risultare meno spinoso in un ambito nel quale si andava componendo una sorta di difficile, ma fruttuoso equilibrio tra la lunga vocazione continentale della comunità scientifica, raccolta nelle Accademie cittadine e la decisa volontà lorenese di coltivare una scienza del granduca . L'introduzione della curatrice intende, tuttavia, illuminare la sostanziale estraneità di Parlatore rispetto all'ambiente toscano, confinando le sue relazioni fiorentine all'intimità con il granduca, me­diata dall'amicizia con Alexander von Humboldt, e escludendo recisamente qualsiasi partecipazione alle esperienze di dibattito agronomico, svolte in que­gli anni ai Georgofili, o alle ricadute politiche della genesi di un sistema di rapporti scientifici italiani. Un simile isolamento era poi agevolato dal pa­cifico clima del Museo di Fisica e Storia Naturale, dove lo studio progrediva da sempre senza proporsi particolari scopi pratici o professionali (p. 22), secondo un'accezione qualificata dalla curatrice come pienamente consonante ai caratteri del pensiero scientifico dello stesso botanico siciliano. Ora, per quanto intensi e decisivi possano essere stati i legami di Parlatore con Leopoldo e con Humboldt, riesce difficile pensare ad un Museo fiorentino così sonnecchiante e soprattutto così staccato dal contesto cittadino. Certamente non lo era stato durante gli anni francesi, quando la direzione di de' Bardi e Gazzeri lo aveva spinto verso il registro di una scientificità assolutamente economica , né lo poteva essere nella Toscana dei Matteucci, dei Savi, dei Pilla e dei Piria. È altrettanto difficile, inoltre, dichiarare con certezza l'estraneità della botanica neutra di Parlatore dalle iniziative agronomiche di un Ridolfi, che fondava le sue sperimentazioni in larga misura sulla conoscenza dei la­vori di De Candolle, Saussure e Mirbel. In questo senso, la botanica era dai primissimi anni venti parte componente di una scienza agronomica ancora con­fusamente indistinta nella sua articolazione, così da rendere difficile qualsiasi tentativo di netta scissione contenutistica, che non tenga conto di mille possi­bili contaminazioni. Tra l'altro, non sembra irrilevante l'intima amicizia di Parlatore con Pietro Cuppari, allievo di Ridolfi e suo successore alla direzione dell'istituto agrario pisano, con il quale fa(ceva) in Parigi (nel 1841) quasi vita comune (p. 105). Anche l'immagine di un Parlatore restio a prendere in esame i riflessi pratici della scienza contrasta forse fin troppo con la sua vicenda biografica dì organizzatore di esposizioni agrarie ed industriali, a cui il siciliano non può aver aderito sempre contro voglia. Una considerazione conclusiva che può servire, probabilmente, a spiegare almeno alcune di queste apparenti contraddizioni riguarda l'apparato bibliografico contenuto in nota. I lesti utilizzati per descrivere ed interpretare gli ambienti toscani sono nella maggior parte dei casi molto datati, anche su questioni di primo piano. È certamente difficile valutare l'adesione o meno di Parlatore ad un clima, de­ciderne l'estraneità, descrivendolo sulla base di riferimenti così schematici. La Toscana diffusamente raccontata da Parlatore su diversi piani, tra cui quello politico è uno dei più interessanti basti pensare ai lunghi riferimenti ai fatti del 1848 o a quelli della restaurazione operata nel 1850-51 , avrebbe invocato una notazione maggiormente illustrativa e questo anche soltanto per rendere utilmente strumentale la riproduzione di un bellissimo documento storico.
ALESSANDRO VOLPI