Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Sidney Sonnino. Secoli XIX-XX
anno <1996>   pagina <528>
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528 Libri e periodici
ELIOS ANDREINI, I mitici albori del Polesine sabaudo (Saggìstica, 1); Rovigo, Minelliana, 1994, in 8, pp. 345. S.p.
Rovigo, 9 luglio 1866: gli Austriaci evacuano la città e l'esercito regio, passato il Po il giorno prima, al comando di Cialdini, vi entrerà 111 da libe­ratore. Di 11 a pochi giorni, in seguito alla guerra del 1866, anche se nel­l'insieme [la guerra] sembrò mostrare più le vecchie deficienze italiane e le conseguenze di rapide improvvisazioni, che non i brillanti frutti della miraco­losa unificazione ,1} il tricolore, issato sulla laguna, suggellerà l'anelato passag­gio del Veneto all'Italia. Così, il sogno dei nostri patrioti finalmente si con­cretizzò, mediante la nuova e fondamentale tappa del nostro Risorgimento, e già gli sguardi e le speranze, i molteplici programmi e le azioni volgono verso obiettivi nuovi, all'interno di un Regno d'Italia più vasto e più politicamente valido nel contesto europeo.
Perduta a Campoformio l'antica indipendenza e tramontata l'effimera espe­rienza napoleonica, le genti venete mostrano subito tutta la loro insoddisfa­zione per il nuovo assetto politico-territoriale voluto a Vienna, se è vero che proprio in Veneto e precisamente nel Polesine si manifestano i primi conati risorgimentali. Quegli uomini, antesignani delle future generazioni, of­frono se stessi alla causa patriottica, e subiscono di conseguenza la dura ri­sposta delle forze restauratrici, che si manifesta, in quelle contrade, con impo­sizioni e sofferenze, presto comuni alle altre terre italiane.
Nell'opera, Elios Andreini ripercorre la storia del Polesine, estrema terra della bassa Padana, dai giorni della guerra contro l'Austria fino al sorgere del Novecento. È la narrazione del passato silenzioso e anonimo di quanti condu­cono un'esistenza misera e dignitosa, difficile e precaria, sovente ai margini dell'attualità del Regno d'Italia, segnata fra l'altro dalla questione romana e Mentana, dal governo Menabrea e dalla legge sull'asse ecclesiastico. È una vita gravida di aspettative e tensioni, speranze e delusioni, sullo sfondo di una terra dalla incerta orografia e dalle incerte strutture economico-sociali. In defi­nitiva, un territorio, il rodigino, in cui il tempo è scandito dai semplici gesti quotidiani, compiuti nell'alternarsi dei giorni e dei mesi, in un'atmosfera un po' sonnolenta, tipica della nostra provincia. Ciò nonostante, mentre l'umile e semplice vita di uomini e donne scorre via lentamente, come il defluire in mare del maestoso Po, tutta la storia ufficiale di quegli anni è pure presente nel plebiscito, nelle consultazioni elettorali, nel malcontento contadino per la legge sul macinato. In una società prettamente agricola, con una estesa pre­senza di latifondi nella zona deltizia, le istituzioni assistenziali, pur presenti fra molteplici difficoltà, non riescono ad alleviare il pauperismo e il colera, la malnutrizione e la mendicità, che determinano un forte disagio sociale. Per­dura, poi, l'antagonismo tra Rovigo e Adria: perché questa, ancora fiera della propria storia di antico centro mercantile e poi di baluardo veneziano contro Roma e Ferrara, è la città tuttora orgogliosa di ospitare la cattedra vescovile. Rovigo è ormai consapevole della sua nuova funzione di centro amministrativo ed economico del Polesine grazie anche alla recente linea ferroviaria, che pone termine all'antico isolamento e colloca la città in posizione equidistante da Ve­nezia e da Bologna. Il centro deltizio, di contro, ormai relegato ai margini di un territorio malarico e paludoso, circondato da valli e canali, che vieppiù lo isolano, vive con disagio la propria decadenza. Gli armi della Serenissima, di Adria bastione della civiltà veneziana in terraferma, sono, infatti, ormai un ricordo molto lontano. I Labia e gli Zorzi, i Tron e gli Emo, fra i più bei
n PIERO PIERI, Storia militare del Risorgimento. Guerre ed insurrezioni, Torino, 1962, p. 745.