Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Sidney Sonnino. Secoli XIX-XX
anno <1996>   pagina <536>
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Libri e periodici
politico-parlamentari e incentrò il suo discorso sulla questione sociale e sulle riforme di cui l'Ordine doveva farsi promotore. Ma sebbene avesse dirninato dal programma i temi più spiccatamente politici assegnando poi quelli ac­cettati a relatori di fiducia che fossero in linea col suo pensiero secondo il quale la massoneria si è sempre occupata di mantenere la pace tra le na­zioni deplorando esplicitamente il tentativo di molti Fratelli di trascinare la Massoneria in mezzo alle lotte della politica militante e ribadendo il divieto di permettere che le logge assumessero carattere ed attitudine di associazioni politiche, Lemmi fu battuto e costretto poi alle dimissioni per il prevalere del settarismo, causa di quel disordine nel quale la Massoneria precipitò negli anni successivi.
Si auspica che documenti di tal genere, utilissimi per ricostruire in ma­niera oggettiva la nostra storia e, soprattutto, la parte in essa effettivamente svolta dalla Massoneria, vedano la luce sempre più numerosi: è infatti incre­dibile che il ruolo da essa svolto sia ancor oggi ignorato da tanta parte della storiografia italiana.
MARIA CRISTINA PIPINO
AA.W., Gli aratori del vulcano. Razzismo e antisemitismo (1933-1993), a cura e con introduzione di Alberto Cavaglion; Milano, Linea d'ombra Edizioni, 1994, in 8Q, pp. 210. L. 15.000.
Ideata e realizzata nell'estate-autunno 1993, che vide prima affannosamente rincorrersi, poi finalmente stringersi la mano, israeliani e palestinesi, per la si­gla del ben noto accordo di pace, la presente raccolta di scritti sull'ebraismo in gran parte già pubblicati nella rivista Linea d'ombra è circoscritta al Novecento, con la rilevante eccezione dell'articolo di Alberto Cavaglion, Inso­liti ignoti, pp. 45-52.
L'Autore uno tra i maggiori studiosi dell'ebraismo italiano, oltreché di storia delle minoranze, cui questa Rivista ha già dedicato due recensioni (a. LXXX, fase. II, aprile-giugno 1993, pp. 272-274; anno LXXXII, fase. II, aprile-giugno 1995, p. 279) , con ragione osserva che si ha la sensazione che l'antirazzismo nostrano [...] soffra [...] di una forte carenza di memoria storica (p. 45), e aggiunge: Non è un po' ipocrita imputare ai revisionisti la biasimevole disponibilità all'oblio quando ci si dichiara anti-razzisti ferventi, ma si ignora l'esistenza di chi, nei decenni scorsi, ha già tentato di percorrere la stessa nostra strada? (p. 46).
Perciò Cavaglion sinteticamente ricorda la figura e l'opera di Arcangelo Ghisleri (1855-1938), che negli anni Ottanta dell'Ottocento polemizzò aspra­mente con un altro celebre esponente della democrazia italiana, Giovanni Bo­vio, il quale, agli inizi delle imprese coloniali, aveva affermato: Per noi un diritto alla barbarie non esiste; come non esiste la libertà di ignoranza, non la libertà di delinquenza. Esiste un diritto fondamentale: quello che ha la civiltà di diffondere dovunque la sua potenza innovatrice come si diffondono la luce e il colore (p. 47).
Cavaglion non dimentica anche il meridionalista Napoleone Colajanni (1847-1921), il quale negli stessi anni sostenne che la teoria antropologica che bol­lava i meridionali quale razza maledetta , si reggeva su argomentazioni in­consistenti (p. 48).
Ghisleri e Colajanni (ed il linguista Graziadio Isaia Ascoli, su cui è in