Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno
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1997
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pagina
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7
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Amia scomparsi
rità francesi militari e civili, e fra italiani, considerando II Monitore di Roma e il Circolo Costituzionale, anche se lo spazio da lui dedicato a quest'ultimo aspetto apparirà insufficiente alla nuova storiografia che era avida di approfondimenti circa lo scontro fra le ideologie e fra i partiti.
Nell'atmosfera del dopoguerra, carica di passioni ideologico-politiche, si andava infatti sviluppando, sulla base di alcuni saggi di Delio Cantimori e dei Quaderni dal carcere di Antonio Gramsci, un filone di ricerche e di interpretazioni, che suscitò attenzione e dibattiti. Con Cantimori, ma con sviluppi personali autonomi, erano, per fare solo alcuni nomi, Alessandro Galante Garrone, Armando Saitta, Renzo De Felice (particolarmente interessato alle cose romane), Giorgio Candeloro. Essi partivano da una dura condanna di quasi tutta la precedente storiografia (accusata di aver condivido il giudizio negativo di Cuoco sulla rivoluzione passiva e di aver espresso interpretazioni moderate o reazionarie) e concentravano la loro attenzione su quei patrioti che avevano guardato con vivo entusiasmo alla Francia rivoluzionaria al fine di operare una netta frattura con il precedente riformismo; facevano quindi sottili distinzioni fra i genialisti francesi, riservando il termine di giacobini a coloro che avevano condiviso le idee e i metodi del partito dominante in Francia nel 1793-94, del partito cioè di Robespierre e di Saint Just, ed anche dei cospiratori che avrebbero poi seguito Babeuf nella Congiura degli Eguali . E capovolgevano generalmente il giudizio negativo di chi aveva spesso accusato i giacobini di astrattismo, sostenendo che proprio in questi ultimi era invece il vero realismo di chi bene comprendeva che soltanto con la sollevazione della masse rurali si sarebbe ottenuto il trionfo della rivoluzione. All'attenzione quasi esclusiva per le correnti più avanzate del giacobinismo si legava quella per i singoli precursori, fra Ì quali assumeva centralità e rilievo Filippo Buonarroti, al quale furono dedicati molti studi, fondati su importanti e fruttuose ricerche, dirette a rintracciare, attraverso la biografia di lui, le fila dell'estremismo di fine Settecento, con la congiunta aspirazione ad una repubblica unitaria italiana e al comunismo, e quelle della rete cospirativa europea dei rivoluzionari del primo Ottocento.
Giumella, che aveva concluso il suo lavoro citando un passo, per lui molto significativo, del Monitore di Roma che il 31 agosto 1799 affermava: La libertà non si ottiene per dono altrui, né si compra col denaro, ma si acquista a prezzo di sangue e di virtù , veniva quindi incluso fra gli stanchi e attardati epigoni del Cuoco . E in verità egli, che aveva grande stima per gli studiosi, giovani e meno giovani, che stavano dando tanti fondamentali contributi per una conoscenza approfondita del giacobinismo italiano, non condivideva l'impostazione generale di interpretazioni intenzionalmente metastoriche tendenti a dare grande spazio a ciò che non