Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno
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1997
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pagina
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8
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8 Amici scomparsi
è, ma forse sarà, e respingeva alcune tesi specifiche del filone cantimo-riano. Egli denunciava infatti il pericolo di una sopravvalutazione del giacobinismo ed in particolare aveva dei dubbi circa il realismo degli intellettuali giacobini. Riteneva che questi non avessero generalmente una concreta conoscenza della reale condizione (economica, sociale, religiosa, culturale...) di quelle masse che avrebbero voluto capeggiare; era convinto che la rivoluzione in Italia fosse più qualificata dalla ideologia politica che da quella sociale; e non condivideva l'affermazione che il giacobinismo italiano, se non fosse stato conculcato dalla Francia direttoriale e napoleonica, avrebbe potuto realizzare la sua rivoluzione contadina. Non credeva, infine, che le masse fossero inizialmente favorevoli alla Rivoluzione e fossero successivamente insorte soltanto per la delusione provocata dal conservatorismo delle autorità francesi, restie ad attuare un mutamento radicale delle strutture economico-sociali.
Noterei insomma che, di fronte all'interpretazione che allora teneva il campo negli studi sul periodo rivoluzionario e napoleonico in Italia, Giuntella, soprattutto attraverso alcune sue rassegne (nella citata Bibliografia storica della Repubblica Romana del 1798-1799 nel 1957, in Studi Romani e nelle Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell'unità dItalia nel 1961, nel primo volume della Bibliografia dell'età del Risorgimento in onore di A. M, Ghisalberti nel 1971), manifestò pacatamente, documentatamente e apertamente il suo dissenso, esprimendo riserve che allora erano di pochi, ma, dopo alcuni decenni, sarebbero state, in gran parte, ampiamente condivise.
Il 15 gennaio 1955 Giuntella conseguiva la Libera Docenza in Storia del Risorgimento; e la prolusione al suo primo corso alla Sapienza, dedicata a Mito e realtà del Risorgimento nei lager tedeschi (edita allora in poche copie per gli amici, si trova nella Rassegna del 1986), rivelava le profonde motivazioni del suo interesse alla disciplina e nello stesso tempo anticipava un progetto di studio di un più recente periodo della storia nazionale. La sua testimonianza interessa infatti chi voglia indagare sull'eredità del Risorgimento oltre il termine del 1918, ma anche ogni ricercatore interessato allo studio della seconda guerra mondiale ed in particolare a quella particolare forma di resistenza che si manifestò nei campi d'internamento. Vittorio riconosceva trattarsi di vicende troppo vicine, che non era ancora possibile studiare con atteggiamento veramente scientifico, ma l'aspirazione ad un tale studio era già evidente, così come lo era anche in un volumetto che egli dedicava, nel 1954, al ricordo del suo amico Ignazio Vian, eroe della Resistenza in Piemonte.
Il centro del suo interesse scientifico e didattico restava però ancora quello delineatosi fin dagli anni Quaranta, ma con un allargamento di orizzonti sia dal punto di vista territoriale sia da quello cronologico. Da