Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno
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1997
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pagina
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9
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Amici scomparsi
un lato egli ora considera l'intero periodo francese o napoleonico nell'intera penisola, e dall'altro indaga sulla storia di Roma in tutto il'secolo XVHI.
Negli anni Cinquanta egli aveva criticato una lettura parziale e riduttiva del periodo rivoluzionario, che veniva troppo nettamente distinto da quello successivo. Ora, se già in un suo contributo del 1959 (Lltalia nell'età napoleonica, nel terzo volume della Storia d'Italia deU'UTET) il periodo 1796-1814 era visto unitariamente, più esplicitamente Giuntella insisteva sulla necessità di guardare al di là del periodo giacobino nella Bibliografia dell'età del Risorgimento del 1971 e così invitava a cogliere la continuità mediante un sistematico studio del trascurato, eppure assai ito-portante, primo quindicennio dell'Ottocento: Lo schema storiografico, che distingue rigidamente, nel periodo 1796-1815, due momenti diversi ci sembra [...] arbitrario [...]. In realtà le transizioni sono più lente e più sfumate, e l'anno fatale 1799 [...] non segna una rottura così definitiva, come si sarebbe portati a pensare. La fortuna degli studi sul pensiero giacobino, e la minore attenzione posta all'evoluzione successiva [...] non toglie valore a quanto si è affermato, ma va interpretata come un condizionamento di fatto della storiografia [...] della quale vanno studiate le ragioni.
Mentre, nel complesso, perdurava la disattenzione nei confronti del quindicennio e di quei moderati che negli ultimi anni del Settecento e nei primi lustri dell'Ottocento seppero dare anche buone prove nella politica e nett'amministrazione, Giuntella con equilibrio e buon senso condivideva l'invito di Zaghi e Villani allo studio di quel periodo, delle sue istituzioni e dei suoi dirigenti, anche al fine di meglio conoscere e comprendere le radici della successiva storia italiana.
Nello studiare gli ultimi anni del Settecento Giuntella aveva considerato alcuni aspetti dell'antico regime, che a Roma avevano un particolare significato non adeguatamente valutato dagli studiosi che avevano concentrato la loro attenzione sui rivoluzionari francesi e italiani Durante gli anni Sessanta egli aveva compiuto ricerche sulla situazione della S. Sede, sui rapporti fra la capitale e lo Stato, sulla cultura e le scuole (cfr. articoli su Studi Romani). Si trattava di studi preparatori del suo volume su Roma nel Settecento, che nel 1971 sarebbe apparso nella collana Storia di Roma dell'Istituto di Studi Romani Nessuna opera di carattere generale esisteva sull'argomento, e poche erano quelle recenti e critiche su particolari momenti o aspetti. L'impresa era dunque assai ardua, come del resto quella che aveva compiuto poco prima Massimo Petrocchi per il Seicento. Petrocchi, in un libro ricco di citazioni archivistiche, aveva approfondito soprattutto alcuni aspetti economico-sociali e riguardanti correnti di spiritualità e di cultura religiosa. L'opera di Giuntella si caratterizza invece per