Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno <1997>   pagina <10>
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10 Amici scomparsi ,
l'attenzione alla crisi , non vista però con gli occhi del vecchio risorgi-mentismo, ma in senso più profondo e più drammatico. Si tratta di una crisi religiosa, morale, culturale e politico-sociale che attraversa tutto il se­colo: cosicché la crisi della sovranità temporale non appare all'origine, co­me causa, ma allo sbocco e come effetto di un più profondo disagio. Essa è esaminata considerando le figure dei pontefici (con attenzione e simpatia è considerato il grande pontefice Benedetto XIV) e dei componenti della Curia romana (colti nelle loro virtù e soprattutto nei loro limiti etico-religiosi e culturali), ma anche studiando la posizione della Capitale ri­spetto ai problemi dello Stato, la cultura romana in relazione allo sviluppo delle correnti illuministiche, le condizioni religiose, morali e culturali del popolo di una Roma, che è pure capitale della carità e nella quale si manifestano delle correnti di rinnovamento spirituale anche in contrasto con la Chiesa ufficiale. L'impatto della città con la Rivoluzione, esaminato nell'ultimo capitolo, diventava più comprensibile alla luce delle pagine pre­cedenti.
Anche in conformità a tale allargamento di interessi si sarebbe svi­luppato l'insegnamento universitario di Giumella: assistente volontario, dal 1948, di Storia del Risorgimento, dal 1966 fu incaricato dell'insegnamento di Storia (moderna e contemporanea) nel Magistero Maria SS. Assunta; e, dal 1967, di Storia dell'età dell'Illuminismo nella Facoltà di Lettere e Filo­sofia de La Sapienza. Ed alla formazione scientifica e professionale dei giovani, ai quali certamente si rivolgeva con quella naturale sua dolcezza appena velata da una apparente severità (come ha bene scritto Scoppola), egli si dedicò, gratuitamente, con grande serietà e generosità, suscitando interesse tanto in coloro che avrebbero poi lavorato fuori dell'Università quanto nella minoranza che intendeva dedicarsi alla ricerca scientifica (suoi allievi ora insegnano a La Sapienza e alla III Università di Roma): tutti avrebbero avuto per lui affetto e riconoscenza.
La piena responsabilità di un insegnamento fu quindi da lui assunta nel momento in cui venivano maturando forti tensioni che si sarebbero poi manifestate, anche in forme radicali, clamorose e violente, soprattutto in ambienti giovanili. Fra chi era meno giovane il disagio proveniva spesso anche da un forte senso di delusione che seguiva un'epoca di grandi spe­ranze di quanti avevano desiderato incisive riforme nella Chiesa come nello Stato (nella scuola e nell'Università).
Per ciò che riguarda la Chiesa, Giuntella così ha scritto, degli anni Cinquanta, nel 1988: Ricordo così quegli anni, in confronto degli attuali: tanta buona volontà e tanta angoscia, ma anche tanta crescita e tanta spe­ranza, non ostante il "monolitismo cattolico" e le "chiusure intellettuali" e le sollecitazioni contraddittorie. Egli è stato fra coloro che in Italia, letto-