Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno
<
1997
>
pagina
<
12
>
12 Amici scomparsi .
degli Italiani nei Lager nazisti (nel primo numero), nella quale pone l'accento sulla sorte degli ebrei e dei politici ( Come i deportati ebrei portarono nei Lager la testimonianza della loro partecipazione alle comuni sofferenze della persecuzione razziale, così i deportati politici vi recarono l'attestazione dell'impegno attivo degli Italiani nel generale movimento dì liberazione europeo), ma anche su quella dei militari (Nei campi dei deportati politici e razziali, governati dalle SS, fu internata una piccola aliquota di militari italiani, mentre la massima parte di essi fu assegnata ai campi posti sotto la giurisdizione della Wehrmacht). E sulla condizione dei militari italiani naturalmente si sofferma notando che fu più tragica di quella degli altri prigionieri, perché privati di quei soccorsi e di quelle garanzie che non mancarono ai prigionieri di guerra. La [loro] prigionia sostiene non riveste il carattere di inattività passiva, ma deve essere considerata come una resistenza volontaria e attiva, con propositi e ideali analoghi a quelli del movimento italiano di liberazione, con il quale furono cercati e si ebbero contatti. E affermazione condivisa da Giorgio Spini, che nel suo Saluto scrive: I campi di concentramento nazisti furono il primo luogo in cui una parte imponente dei cittadini italiani fu chiamata ad esprimere un voto politico, in una sorta di generale referendum, in cui c'era da scegliere, per la prima volta dopo venti anni di dittatura, fra l'adesione e l'opposizione al fascismo, e c'era da pagare a prezzo spaventevole la propria scelta. Ma per lungo tempo riconoscimenti come questo furono assai rari, per diverse ragioni, anche fra gli studiosi.
Nel secondo dei Quaderni, del 1965, Giuntella toccava un tema sul quale avrebbe scritto molte pagine illuminanti, quello della condizione religiosa dei Lager (di ebrei, protestanti, cattolici...), che troveremo sviluppato ìn una delle appendici (col titolo II tempo del Lager tempo di Dio: la deportazione come esperienza religiosa) della principale sua opera sull'argomento, cioè del volume 11 nanismo e i Lager del 1979. A la sorte degli italiani non sono dedicate neanche trenta pagine in questo libro, che considera un tema più vasto nella storia e nella storiografia, tema che Vittorio affrontò come indispensabile, a livello scientifico, per una piena comprensione anche dell'argomento particolare dal quale era partita la sua indagine. Ritengo che Alberto Monticone abbia bene individuato tre punti salienti dell'opera di Giuntella; 1. il Lager come strumento della politica [con la netta espunzione del demoniaco dalla storia del nazismo]; 2. il segreto del Lager come distruzione umana delle opposizioni; 3. la difesa dei valori dell'uomo, inclusi quelli religiosi, come resistenza e seme di ricostruzione (durante la tavola rotonda su // tempo dei Lager, in Studium, 1979, n. 6).
Lasciato nel 1973 il suo lavoro al Senato, e nel 1983 l'insegnamento