Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno <1997>   pagina <13>
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Amici scomparsi
nelle due Università romane, Giuntella non cessò certamente dall'impe-gnarsi nella ricerca; direi anzi che proprio in quel tempo ebbe inizio una nuova fase della sua attività storiografica. A testimonianza della sua aper­tura a temi nuovi ed a nuove impostazioni sta il volume, del 1982, su La città dell'illuminismo. L'idea e il nuovo volto. La premessa collega la genesi di questo libro al clima del 1968, durante il quale egli apprezzò nei giova­ni, con i quali, se non violenti, egli mantenne sempre aperto il dialogo, la capacità di coltivare l'utopia e la speranza. E l'utopia e la speranza degli uomini del Settecento egli andò indagando circa il tema, che giudicò assai attuale, della città ideale e dei tentativi per realizzarla. S'immerse quindi nello studio della ricchissima letteratura internazionale, non solo storiogra­fica ma pure di altre discipline (urbanistica, sociologia...), e nella ricerca di fonti, così da collocare in un ampio quadro anche le vicende di città ita­liane (dalla ricostruzione di quelle calabro-sicule colpite da terremoti all'ab­bandono di piccoli centri della sua Tuscia per l'inclemenza della natura e degli uomini).
Più vicini agli antichi temi, rivisitati però con spirito parzialmente nuovo, sono alcune opere da lui scritte più tardi e riguardanti l'atteggiamento della Chiesa, e soprattutto dei cattolici italiani, di fronte alla Rivoluzione, alle idee e ai regimi portati dai francesi in Italia. Mi rife­risco al volume Le dolci catene. Testi della controrivoluzione cattolica in Italia, alla relazione su La crisi della Chiesa dell'antico regime, ed infine all'ultimo, credo, suo libro: La Religione amica della Democrazia. I cattolici democratici del Triennio rivoluzionario (1796-1799).
Quest'ultimo gruppo di suoi studi mi sembra assai significativo per­ché richiama l'attenzione su di uno degli apporti più validi che Giuntella ha dato agli studi sul Settecento, quello relativo al rapporto fra la fede cri­stiana e le nuove tendenze, non soltanto politico-sociali, che allora si af­facciano alla ribalta e che tanta influenza avranno negli ultimi due secoli, nell'età contemporanea. Rapporto e problema, aggiungo, che, col passare degli anni, doveva apparirgli come quello che più profondamente lo aveva interessato ed ancora vivamente lo interessava come maggiormente coin­volgente, nella nostra epoca, chi poteva definirsi tanto uomo di fede quanto patriota.
Il primo ad essere pubblicato (dall'Istituto per la storia del Risorgi­mento nel 1988), fra i tre studi che ho elencato, comprende scritti della controrivoluzione cattolica negli ultimi anni del Settecento e prende il ti­tolo dal seguente passo dell' orazione sacro-politica pronunciata dal do­menicano Prospero Tonso, il 21 luglio 1799, in occasione della vittoria au­stro-russa sui francesi che difendevano la cittadella di Alessandria: lasciate pur che vi baci e vi ribaci, dolci e care catene del mio preteso ricuperato