Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Commemorazioni. Vittorio Emanuele Giuntella
anno <1997>   pagina <14>
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14 Amici scomparsi
servaggio . Giuntella non è certamente mosso da simpatia per gli auton presenti nell'antologia, né per le loro idee, ma vuole conoscere meglio una componente di una certa consistenza nell'Italia di allora, ed anche di epo­che più vicine, pure al fine di meglio inquadrare e comprendere, per con­trasto, la minoranza dei cattolici democratici, ai quali dedicherà un succes­sivo libro. La sua attenzione è soprattutto rivolta al rapporto fra gli scritti degli italiani e quelli dei francesi che, in molti casi a più alto livello cultu­rale e maggiore notorietà e autorità, elaborarono ideologie antirivoluziona­rie che avrebbero avuto ampia e duratura influenza. Giuntella sente l'attualità dell'argomento anche perché, leggendo i testi, s'imbatte in radici delle tendenze integriste del nostro secolo; e si ferma, ad esempio, su quella discutibile genealogia luteranesimo-iUuniinismo-niassoneria-libera-lismo-democrazia-socialismo, tanto cara agli antirivoluzionari, ma pure, ag­giungerei, a molti novatori.
Nello stesso anno in cui usciva il volume su Le dolci catene Giuntella presentava al LIV congresso di storia del Risorgimento (svoltosi a Milano) una relazione su La crisi della Chiesa dell'antico regime: l'interrogativo che era già al centro del suo volume sulla Roma del Settecento acquista qui maggiore sviluppo. La Chiesa vi è considerata come cristianità , come clero e popolo soprattutto in Francia e in Italia. E l'autore tiene ben pre­senti antiche e recentissime opere di notevoli storici francesi, ma pone chiaramente in rilievo le differenze fra i due paesi, accennando, fra l'altro, all'influenza allora esercitata in Italia (si pensi al Muratori) dal mondo germanico. Ricca e articolata è l'analisi; ed in essa, come nei giudizi con­elusivi, emerge, fondatamente anche se con qualche accentuazione spiritua­listica, la contrapposizione fra la grave crisi di decadenza culturale e civile, ma soprattutto religiosa e morale, nei vari settori e livelli della Cristianità, compresi quelli più alti della Curia romana, e la reazione di minoranze di santi che, con franchezza e coraggio, con parole profetiche e ancor più con comportamenti, denunciano lo scandalo di una Roma che, a loro giu­dizio, assomiglia più a Babilonia che a Gerusalemme.
Due anni più tardi appariva, nelle edizioni Studium, l'antologia in­titolata La Religione amica della Democrazia, con ampia introduzione e con discussione della storiografia. Ricordo con commozione e gratitudine la pazienza e la generosità con le quali Vittorio adattò il suo lavoro alle esi­genze di uniformità della collana. Per quel volumetto egli utilizzava i ri­sultati di lunghe ricerche (anche di rarissimi opuscoli), già per una relazio­ne del 1956 e per gli studi sul Bartoli e sul Baccini, su di un ambiente al quale guardava con simpatia (per il riconoscimento delle radici evangeli­che della libertà), ma pure con un atteggiamento critico che gli permette­va di bene distinguere anche là dove non etano mancate confusioni. Basti