Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno <1997>   pagina <27>
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E. Nathan e la politica nazionale
la difficile situazione degli italiani stanziati su quella costa, giornalmente in lotta con una compatta massa slava, potesse essere accomunata a quella di una comunità nella maggior parte italiana come quella triestina, finendo per pregiudicarla.28) D'altra parte giudicava possibile un intervento gover­nativo in Dalmazia, purché fosse evidente che la protezione accordata si fondava sulla convinzione che sul luogo non potesse radicare alcun riven­dicazionismo italiano e che qualsiasi intervento significasse-solo una azio­ne di assistenza 1 azionale ,29) un impegno a conservare la minoranza ita­liana senza preten lere di più,30) L'idea di fondo era sì quella di controllare l'Adriatico estendendo l'influenza italiana sull'Albania e in qualche parti­cella della Dalmazia, ma soprattutto di giungere a Trieste.31)
Questo non vuol dire che il mazziniano consigliere del sodalizio non prendesse assai a cuore le questioni dalmatiche.32) Nel 1903 quando si svilupparono moti di ribellione in Croazia, Nathan intuì le potenzialità di
Egli temeva che confondere due situazioni tanto diverse, ponendole all'opinione pubblica come fossero simili, avrebbe finito per danneggiare quella triestina che sarebbe stata giudicata disperata come quella dalmata, quinci incapace di suscitare realistiche spe­ranze e il necessario impegno. G. F. Guerrazzi testimonia che nel 1893 Venezian, nella veste di primo fiduciario oltre confine, aveva rifiutato di estendere la sua azione sul lito­rale adriatico definendo disperata la situazione dei nuclei italiani nella zona. Cfr. G. GUERRAZZI, Ricordi di irredentismo. Iprimordi della Dante Alighieri (1881-1894), Bolo­gna, 1922, p. 341. Nel 1898, in una lettera a Nathan, Venezian definiva assai pericoloso estendere a dismisura i confini delle rivendicazioni irredentiste nazionali: esse dovevano comprendere la chiostra delle Alpi Giulie fino alla rive del Quarnaro e non dovevano an­dare oltre, se non si voleva correre il rischio di confondere le idee agli italiani e compro­mettere quindi la lotta dei triestini e dei giuliani Quindi commentava assai negativamente il programma di una guida di viaggio preparata da Giuseppe Marcotti per conto della Dante, nella quale i confini italiani etano spostati fino a comprendere l'Istria, tutta la Dal­mazia, la Bosnia e il Montenegro. Cfr. lettera a Nathan del 16 gennaio 1898, in A. LEVI, op. A, p. 173.
') Scriveva Venezian: In Dalmazia, l'ho detto molte volte, il Governo ha maggiore l'obbligo di intervenire. In quanto colà non ha legate le mani dalla politica, come le può avere nei nostri paesi. Ibidem.
3Q) Sì tratta di una lettera sempre a Nathan del 23 agosto 1901, ivi, p. 175.
*9 Lettera a Nathan del 24 novembre 1898, ASDA, fase. 1898, B 34. Che la Dal­mazia negli anni di fine secolo non fosse ancora il luogo ove coltivare l'irredentismo ita­liano non era tuttavia una convinzione del solo Venezian. Roberto Giuglianovich, lo con­fermava indirettamente quando scriveva che sulla sponda dell'Adriatico erano diffusi sentimenti di italianità in maniera forse maggiore che nella vera Italia e certo con mag­gior sacrifizio che non nelle regioni della vera Italia irredenta quali Trieste, Istria, Trenti­no e Gorizia. Cfr. lettera di Ghiglianovich a Sanminiatelli del 13 giugno 1897, ASDA, fase 1897, B 15.
39 Qualche volta era egli stesso ad ideare e realizzare iniziative nella zona. Nel 1897, ad esempio, ebbe e realizzò l'idea di finanziare con tre rate di 2.000 lire ciascuna l'edificazione di un locale scolastico a Scbcnico. Cfr. lettera di Sanminiatelli a Villari del 21 novembre 1897, ASDA, fase 1897, b. 3.9.