Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno <1997>   pagina <29>
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E. Nathan e la polìtica nazionale ZJ
venture etiopi velleitarie e controproducenti, in quanto capaci di distogliere l'attenzione dalle rivendicazioni irredentiste.37) L'espansione in area mediter­ranea, invece, veniva vista come un prolungamento di quella in Adriatico: si trattava sempre di conquistare posizioni di preminenza su quello che veniva definito il mare nostrum.
Al momento della guerra tripolina dunque Nathan, in accordo con il vertice liberomuratorio38) ed in armonia con la maggioranza dei soci della Dante sMghieri, aveva espresso un atteggiamento di consenso e di plauso. In occasione del congresso di Catania del sodalizio irredentista egli festeg­giò l'avvenimento inneggiando a una Italia rivelata, una Italia che aveva dato mirabile esempio di valore, di disciplina, di organizzazione, di forza economica e soprattutto di spirito patriottico. Non mancò poi di sottoli­neare la nuova coscienza del paese rispetto ai sacrifizi necessari a fare veramente grande la patria e di domandare il riconoscimento dell'opera della sua Società, prima a predicare il principio del puro patriottismo af­finché questa piccola Italia di un tempo pigliasse un posto degno in mez­zo al consesso delle grandi nazioni.39)
In quel congresso fu l'unico, in quel momento di grande esaltazione colonialista, a non trascurare le rivendicazioni irredentiste e a domandare che le nuove vittorie tripoline non facessero dimenticare i sei milioni di italiani che rimanevano fuori dei confini del regno, alcuni separati dal mare, altri dai monti... w.40) Così, nella tensione emotiva del momento, il
Sanminiatelli a Villari s.d., probabilmente del 1897, ASDA, fase 1896, A 5 e fase 1897, B 32. Non molto diversamente si esprimeva un altro personaggio di rilievo del gruppo. Ctr. F. GUICCIARDINI, La Tripolitania e l'Italia in Atti, marzo 1901, n. 2, p. 2.
37) Il fiduciario per la Dalmazia Ghiglianovich all'indomani di Adua commentava con soddisfazione: Ormai la follia africana è finita: il mar Rosso non sarà più rivale dell'Adriatico, l'attenzione si rivolgerà nuovamente alle colonie storiche e naturali. Ctr. lettera di Ghiglianovich a Sanminiatelli del 21 agosto 1897, ASDA, fase. 1897, B 15. Gli faceva eco Venezian che nel 1908, al termine di una appassionata lettera di denuncia delle condizioni in cui si svolgeva l'attività del partito italiano in Trieste, scriveva: E quando la coscienza degli italiani, avvertita di tali diuturni torti, si sarà destata dal sormo e la nuova generazione anziché abbandonata ad ideali irrealizzabili sarà raccolta sotto le insegne dell'amor proprio nazionale (oggi quasi spento del tutto) cesseranno in buona parte codesti torri imperiali. Cri. lettera di Venezian a Vilkri del 30 ottobre 1898, BAV, CV, b. 49, f. 232 e versus.
* Cfr. Per l'impresa di Tripoli, in Rivista massonica, 15-30 ottobre 1911, n. 15-16, pp. 382-384, che comprende la circolare n. 79 del 29 settembre 1911, firmata da Ferrari e la esposizione di una intervista rilasciata al Messaggero dal segretario generale dell'Ordine. Sul clima di esaltazione collettiva cui l'impresa dette luogo cfr. F. MALGERT, La guerra Ubica (1911-1912), Roma, 1969.
"5 Atti del congresso riunitosi a Catania nell'ottobre 1911, in Atti, gennaio 1913, n. 38, p. 4.
4(r) Ivi, p. 5.