Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno
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1997
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pagina
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Beatrice Pisa
anzi, chiariva l'oratore riportando le parole di Mazzini, erano la nostra missione, la nostra iniziativa in Europa, la nostra futura potenza politica ed economica.62) Insomma in questa prima uscita pubblica sui temi della guerra quello che premeva maggiormente all'ex sindaco della capitale era perorare la necessità e la santità dell'intervento. Grande spazio era lasciato alle riflessioni di Mazzini e alla opportunità di fare fronte comune con l'elemento slavo in funzione antiaustriaca. Tuttavia, a prescindere dal fatto che l'oratore non rinunciava a proporre una citazione di Baccelli che invitava l'Italia a compiere la sua nazionalità sull'Adriatico , le sue dichiarazioni, abitualmente definite come appartenenti ad una generica progettualità democratica, sono espressione di una realtà maggiormente articolata.
Come risulta da quanto sopra osservato, all'interno della Dante Alighieri i fiduciari dalmati da anni proponevano accordi da stringersi con il Montenegro per evitare il saldarsi degli interessi serbo-croati. Con lo stesso obbiettivo inoltre nel corso dei primi anni del Novecento il partito italiano del Litorale si trovò più volte a stabilire accordi con i serbi dandone ampia relazione al consiglio centrale del sodalizio. D'altra parte la mitizzazione del popolo serbo, romanticamente impegnato nella propria affermazione nazionale in maniera parallela a quello italiano, era uno degli elementi dell'eredità risorgimentale che condizionava ampiamente le concezioni di chi come Nathan faceva parte dello stato maggiore della Società, ma si basava sulla convinzione della conciliabilità fra aspirazioni nazionali serbe e montenegrine (concentrate essenzialmente verso l'area bosniaca e verso la Slavonia) con quelle italiane in Adriatico (rivolte essenzialmente alla costa dalmata).63)
Il risveglio della coscienza nazionale slava, il suo oscillare fra rivendicazionismo nazionalista, specie serbo, e progetto di una grande nazione degli slavi del sud fu complesso e non è questa la sede per ripercorrerlo.64) Di certo la devozione dei croati agli Asburgo fu a lungo un dato innegabile, quasi proverbiale e così la durezza dei conflitti che dividevano i vari popoli slavi, separati da storia, religione e cultura, ma è anche vero che con i primi del secolo molte cose stavano mutando. L'intellettualità
*3 II discorso, che non è stato in seguito ristampato, è pressoché interamente riportato da II Messaggero., 23 novembre 1914. Ne commenta il testo MOLA in Storia delta massoneria italiana eie, p. 349 e A. LEVI nel suo Ricordi cit., pp. 259-260.
63> Su questi temi efr, anche C. GHIS ALBERTI, Tra Serbia e Dalmata. Per una rilet-tura dell'interventismo dannunziano, in Clio, aprile-giugno 1995, n. 2, pp. 223-244.
**) Sulla questione jugoslava la bibliografia è ricchissima. Fondamentale rimane L. VÀLJANI, ha dissolutone dell'Austria-Ungheria Milano, 1966; molto interessanti, anche per k bibliografìa in essi contenuta, svariati altri testi fra cui: II. C. DARBY, R. W. SETÒN WATSON, D. LAFFEN, S. CLISSOLD, Storia della Jugoslavia. Gli slavi del sud dalle origini fino ad oggi, Torino, 1966; G. PORTAI., Gli slavi, Roma, 1975; W. GIUSTI, il panslavismo, Roma, 1994; J. PIRIJEVEC, Serbi, Croati, Sloveni Storia di tre nasoni, Bologna, 1995.