Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno
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1997
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pagina
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37
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E. Nathan e la politica nazionale 37
slovena e croata elaborava sempre più chiaramente un progetto unitario, il cattivo trattamento riservato dai magiari ai croati li stava spingendo verso la grande coalizione jugoslava. Certo, il diffondersi di aspirazioni panserbe che Pietro I aveva favorito nel suo paese a partire dal 1903 non agiva esattamente nella stessa direzione, il governo di Pasic e il Comitato jugoslavo in esilio, nato nel 1915, si trovavano su posizioni tutt'altro che coincidenti e perfino all'interno di tale comitato non mancavano posizioni divergenti. Tuttavia, proprio in Dalmazia, per le speciali condizioni della regione (non ultima la pressione del movimento italiano), le varie componenti del mondo slavo trovavano motivi di accordo fra loro e con il governo di Belgrado. Tali processi ricevettero una decisa accelerazione con l'agguerrirsi degli opposti nazionalismi e con lo scoppio del conflitto, rivelando come infondati o comunque obsoleti gli antichi presupposti su cui si basava il grande progetto di accordo con il glorioso popolo serbo e sempre più falsa la convinzione che il risveglio nazionale croato e sloveno fosse una invenzione austriaca per contrastare gli italiani65)
Di tutto questo ci si sarebbe resi conto nel corso del conflitto, tuttavia, per tornare al discorso di Nathan, va considerato non solo che esso fu pronunciato con lo scopo primario di sollecitare il paese al conflitto all'interno di un fronte compattamente antiaustriaco di cui i serbi erano elemento essenziale, ma che nel 1914 le rivendicazioni dell'irredentismo dalmata potevano ancora accompagnarsi con il riconoscimento del-
*9 Felice Venezian nel 1903 scriveva a Nathan che aveva tentato di promuovere accordi con i croati in funzione antìaustriaca che, quale che fosse il contegno dei croati nella regione, erano impensabili accordi con gli slavi: Gli slavi da noi sono tutt'uno col dominio austriaco. Nessuno si accorgerà più che ci siano quando quel dominio non ci sarà più sul collo. Cfr. lettera di F. Venezian a Nathan del 19 dicembre 1903, in A. LEVI, op. cit., p. 191. Toni assai meno aggressivi aveva un articolo pubblicato nel luglio del 1916 da Nuova Antologia. Qui l'idea era di patrocinare un accordo italo-serbo in Adriatico in funzione antitedesca, ma, a distanza di ben tredici anni, il giudizio sulla consistenza del risveglio slavo era simile: Nel passato i Dalmati e gli Istriani, pur quelli che erano slavi, furono fedelissimi a Venezia, devoti ai conviventi italiani [...]. Poteva quel sentimento essere cosi presto cancellato dal solo orgoglio di razza [...] senza un influsso esteriore, malevolo, che lo inasprisse e lo spingesse a volgersi contro l'elemento col quale gli slavi in fraternità avevano diviso una istoria di valore e d'onore? Noi Se l'Austria non fosse stata l'Austria [...] gli slavi delle terre irredente non sarebbero stati nostri nemici, ma forse già dal principio alleati a riscossa dal comune servaggio. E. DB LUPI, Gli inferissi d'Italia e l'avvenire del popolo serbo; in Nuova Antologia, 16 luglio 1916, p. 338. Un redattore di rilievo de L'Idea democratico come Ercole Rivalta si trovava su posizioni non troppo differenti (v. Uora di Trieste, 20 febbraio 1915, n. 8), La nascita, qualche mese dopo, del comitato jugoslavo in esilio fece sorgere qualche preoccupazione. Tale comitato, osservava la stessa redazione, domandava un corredo assolutamente fantastico di territori per la Serbia, ma si trovava ben lontano dalla posizioni del governo e del popolo serbo (v. Nessuna rinuncia, 17 luglio 1915, n. 29)> Sul nuovo imperialismo panserbo, come veniva definito, v. anche Perìcoli jugoslavi, 15 aprile 1916, n. 16; Dal programma jugoslavo al letargo del governo italiano, 10 giugno 1916, n. 24.