Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno <1997>   pagina <46>
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Beatrice Pisa
patte.") Di fronte ad un discorso che esulava così chiaramente dai limiti stabiliti dalle riunioni preparatorie, proponendo soluzioni politiche incom­patibili con le progettualità annessionistiche italiane, Nathan chiese che il suo contenuto non fosse posto ai voti, altrimenti egli avrebbe avuto des observations à présenter sur les divers points de politique et de la consti-tution des nationalités soulevés par le rapporteur .100> Nel corso della se­conda giornata toccava al rappresentante serbo Militchevitch di riproporre la questione dei plebisciti provocando discussioni concitate che non figu­rano ovviamente sul resoconto ufficiale pubblicato dai francesi.101)
La proposta franco-serba si trovava in contrasto con il patto di Lon­dra del 1915 e nascondeva evidentemente il progetto di assecondare la creazione di una grande nazione degli slavi del sud, tuttavia non si può negare si rifacesse alle istanze classiche del principio di nazionalità demo­cratico, quello costruito sull'autodeterminazione dei popoli. D'altra parte, la situazione in Dalmazia era tale che lasciare la scelta alle popolazioni avrebbe senz'altro significato la vittoria degli slavi, decisamente superiori da un punto di vista numerico. La coscienza di ciò aveva portato gli ita­liani a combattere decisamente la tesi plebiscitaria, ma la speranza di non spaccare la solidarietà massonica li aveva indotti a tentare l'accordo senza abbandonare il congresso, come poco più tardi avrebbe loro rinfacciato una durissima campagna di stampa scatenata dai clericali.
Nathan durante il convegno cercò di mediare oltre ogni logica possi­bilità, ma la risolutezza dei serbi (e dei francesi) non gli consentì di porta­re avanti l'evidente equivoco su cui si basavano ormai le sue posizioni, cioè quello di definire conciliabili il rivendicazionismo italiano in Dalmazia e la difesa del principio di nazionalità in senso democratico. Il risultato di tutto ciò fu disastroso per la saldezza della solidarietà massonica, per il
") Gli altri punti erano la ricostituzione della Polonia autonoma, e l'indipendenza della Boemia. Nel resoconto del congresso pubblicato dai francesi perfino la specificazione della sorte prevista per il Trentino e per Trieste si trovava solo in nota al discorso iniziale di Lebey, Solo in concisione questo esprimeva parole di considerazione per gli italiani, limitandosi però a riconoscere loro meno di quello che era comunemente definito il pro­gramma minimo di annessioni territoriali: Nous nous réjouissons tout particulièrement aussi de nous retrouver une foìs de plus la main dans la main avec nos cxcellcnts FF. d'Italie. Camme eux, nous comptons sur la victoire et la paix pour le retour de droit des terres irredimees, le Trentin et Trieste à leur mère patrie. Cfr. Congrès des maconneries des natìons alliées et neutre* les 28, 29 et 30 juin 1917 Paris, 1917, pp. 28-31.
m lvit p. 33.
ioi) All'indomani del convegno si svolse una schermaglia fra Nathan che chiedeva la pubblicazione nel resoconto ufficiale della sua defisa opposizione alla tesi dei plebisciti e i francesi Cfr. A. M. ISASTIA, Ettore Ferrari dt Per comprendere le complesse e sofferte dinamiche interne al convegno sono assai utili, anche se evidentemente di parte, i polemici articoli della stampa cattolica raccolti in Dal sabotaggio massonico dell'Italia alla Nota Pontificia, Roma, 1917.