Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno
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1997
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pagina
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48
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Beatrice Pisa
l'acqua lustrale? Ovvero si tratta di questione più complessa di fronte ai doveri nazionali per gli scopi della civiltà e del progresso dei popoli? . Dopo aver esaminato quanto avveniva in passato Fautore notava che sull'altra sponda dell'Adriatico, sulla costa , si stendevano una serie di stanziamenti di popolazioni di antica ed evoluta civiltà, conscie dei loro doveri individuali e collettivi, italiane nell'animo, nel sentimento, nella intelligenza, mentre i monti retrostanti erano abitati da Slavi, tutt'ora avvolti nei veli di una ignoranza tradizionale, guidati da istinti più barbari e feroci . Ma proprio tale popolazione, egli notava, era in maggioranza, e quindi l'applicazione del voto plebiscitario avrebbe distrutto la civiltà italiana, sommersa nei flutti di quella parziale se non intera barbarie! . Di qui il rifiuto del criterio quantitativo e l'esaltazione degli elementi qualitativi, di civiltà.104)
Considerazioni simili riprendeva nel febbraio del 1919 nel momento delicatissimo delle trattative per la pace di Parigi, quando si indignava sulla possibilità che il numero bruto potesse predominare sulla cukura e quando faceva chiaramente comprendere come combattere per il trionfo del progresso per contribuire al grande edificio dell'umanità significava fare in modo di stabilire precise gerarchie fra i popoli in rapporto al grado di cultura posseduto.105)
Tale atteggiamento di disistima verso i popoli slavi e la riduzione del principio di nazionalità esclusivamente alle dimensioni qualitativo-strategiche, faceva anche venir meno le basi stesse su cui si fondava il progetto iniziale intorno al quale si erano decisi i grandi incontri massonici del 1917: la costituzione di una Società delle Nazioni. Su questo tema vi sarebbe stato deciso conflitto fra un Nathan ormai deciso a far valere fra i suoi fratelli le sue posizioni filogovernative e un forte gruppo dissidente.
,w) La costituzione di una nazione era invece a suo parere definita da tre elementi indissolubilmente intrecciati: La volontà della popolazione; l'omogenea sua fusione sotto la direzione dell'elemento più progredito; il tracciato territoriale tale da metterla in grado di difendere la propria unità e lo sviluppo suo morale, intellettuale, economico e sociale nel consesso delle genti. Cfr. La teorìa dei plebisciti secondo il pensiero di Ernesto Nathan, in "Rivista massonica, 15 novembre 1917, n. 9, pp. 282-284. Non si può fare a meno di notare che queste considerazioni appaiono assai simili a quelle riportate in un documento di poco posteriore dell*Associazione nazionalista italiana, ove si osservava che il principio di nazionalità doveva essere valutato nella sua funzione storica di tradizione e di civiltà e non nelle possibili brutali sopraffazioni del numero, spesso strumento di violenze tiranniche. Cfr. I diritti italiani alla Conferenza di pace, Roma, 1918, p. 13.
I09 Si tratta di una circolare preparata da Nathan ma non inviata, inserita nel verbale della giunta del governo dell'Ordine del 20 febbraio 1918, ora in G. PADULO, op. cit., p. 261. Nota opportunamente Padulo che queste considerazioni erano assai simili a quelle svolte nel dicembre 1918 dal nazionalista Francesco Coppola.