Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno <1997>   pagina <49>
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R Nathart e la politica nazionale 49
I fatti di Parigi e la violenta campagna denigratoria che ne seguì in­fluirono molto sul comportamento del più noto delegato italiano al con­gresso, non solo e non tanto per i meccanismi di reazione e autodifesa che dovettero innescare,106) ma perché contribuirono parecchio a rendere la questione dalmatica sempre più centrale e vitale all'interno della sua progettualità politica. Inoltre, chiarito ormai il venire meno del quadro ri­sorgimentale che vedeva unità di intenti fra gli italiani e il glorioso po­polo serbo, e anzi evidenziato all'interno della stessa compagine massonica internazionale quell'accordo serbo-croato che sarebbe stato formalmente sanzionato poco dopo a Corfu, non restava che scegliere la posizione da assumere nei confronti delle rivendicazioni slave che si presentavano com­patte ed univoche.
Da' questo momento in poi, in effetti, le posizioni di Nathan subiro­no una radicalizzazione.
Dimessosi Ferrari, il nuovo gran maestro Nathan, nella grande ten­sione del dopo Caporetto, pronunciava un discorso di accettazione dell'investitura in buona parte concentrato sul tema della resistenza ad ol­tranza e della lotta alle insidie pacifiste, che rifletteva in pieno le tensio­ni e la durezza del momento. Guerra ai pacifisti esclamava il neo inve­stito guerra con tutte le armi: le pacifiche della persuasione, la persuasione delle men pacifiche. Nello stesso discorso inoltre l'antica se­parazione operata fra scelta poKtico-partitica e scelta di italianità finiva per maturare tutte le sue conseguenza politiche. Non siamo una associazione politica dichiarava siamo una associazione patriottica, costretta ad uni­formare l'azione sua alle patrie esigenze; oggi deve anzitutto subordinarsi al Governo, rappresentante della Nazione .107) Così esplicitava una posi­zione filoistituzionale già divenuta evidente dopo il convegno di Parigi.
Ai primi di agosto, scrivendo su II Messaggero egli aveva stabilito un preciso paragone tra le tesi che Sonnino aveva esposto alla Queen's Hall e l'Ordine del giorno italiano votato al congresso massonico di Parigi. Que-
ì06) Osservava acutamente il funzionario della P. S. che relazionava sulla riunione massonica che si tenne il 7 agosto a palazzo Giustiniani per discutere delle vicende del congresso massonico dell'aprile: Superfluo dire che d'ora in poi i massoni sono vigili cu­stodi del programma massimo di rivendicazioni italiane, e che a tale scopo invigilano sull'ordine massonico, sul governo, sui diversi ministeri responsabili del bene del paese. C'fr. Nota della direzione generale della P.S. del 14 agosto 1917, ACS, PS, 1918, b. 66.
1073 Cfr. Discorso del Po/. F. Gran Maestro, in Rivista massonica, 31 dicembre 1917, n. 10, p. 307. La tematica non era nuova per l'ex sindaco di Roma che amava parlare dì missione della massoneria patriottica non politica: educativa non settaria. Nella nota con­ferenza del 1901 ribadiva: Nel senso generalmente accettato della parola non siamo una associazione politica, bensì una associazione patriottica. La Massoneria sua anione-suoi fini cit, p. 13. Sulle stesse posizioni si trovava lo stato maggiore della Società Dante Alighieri di cui egli fece parte fino alla fine. Sulla costanza con cui egli ripropose un preteso apoli-ticismo della massoneria e della Dante Alighieri cfr. B. PISA, Ernesto Nathan, cit