Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno <1997>   pagina <54>
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Beatrice Pisa
ha Società delle nazioni e il principio di nazionalità
Non meraviglia che l'insistenza con cui Nathan esprimeva le proprie posizioni, avesse suscitato parecchie discussioni nelle logge e fra i suoi confratelli; l'avvicinarsi della conclusione del conflitto non avrebbe fatto che renderle più vivaci. Consumato ormai il principio di nazionalità nelle accese discussioni parigine ove divenne evidente che la sua applicazione in senso tradizionale non era compatibile con il rivendicazionismo territoriale italiano, la stessa costituzione della Società delle nazioni, antico progetto massonico riproposto dal presidente americano, veniva a perdere ogni at­trattiva per il figlio di Satina. Quando nel settembre del 1918 il gruppo milanese che faceva capo a Luigi Resnati inviò una circolare per sollecitare la costituzione di varie sezioni di questo organismo di arbitrato sovrana-zionale, la reazione del G. M. fu assai risentita. Nathan spiegava il suo biasimo chiamando in campo vaghe ragioni di disciplina e di opportu­nità,121) ma oramai era divenuto evidente che egli si faceva paladino di un preciso progetto politico che suscitava grossi confitti all'interno dell'organizzazione liberomuratoria.
Le dimissioni dalla suprema carica presentate di lì a poco avevano fatto ipotizzare che si trattasse di un escamotage per operare una verifica circa l'entità delle adesioni ricevute dalla sua conduzione politica. Osserva­va il Secolo il 12 dicembre: Sempre che le nostre informazioni siano esatte, alcune loggie avrebbero iscritto all'ordine del giorno del propri la­vori il tema wilsoniano della Società delle nazioni e da Roma sarebbero partite istruzioni in senso sfavorevole a tale atteggiamento. H Nathan ed altri con lui crederebbero conveniente lasciar da parte le "ideologie wilso-niane" per propugnare semplicemente il programma delle rivendicazioni nazionali.122)
L'accusa di voler egemonizzare e poi spaccare l'associazione libero­muratoria era grave, ma il diretto interessato non sprecava troppe parole in sua difesa: sceglieva anzi di inviare una lettera aperta al Messaggero tanto laconica e anodina da non spiegare assolutamente nulla. Questo stesso giornale (tradizionalmente vicino a palazzo Giustiniani), stabiliva dunque di approfondire la questione pubblicando una intervista rilasciata da un mi-
,2t) Cfr. Urt comunicato del Gran Maestro, in Rivista massonica, ottobre 1918, n. 8.
>22) Secondo l'editorialista del Secolo Nathan, sicuro di ottenete la maggioranza dei suffragi, avrebbe utilizzato le dimissioni come un modo per sondare le posizioni all'interno della massoneria e rafforzare la propria posizione L'interessato rispondeva sul Messaggero del 15 dicembre di essersi dimesso per assicurare un naturale avvicendamento delle cari­che, una volta raggiunti 1 fini che ci si era prefissi entrando in guerra. Su tutta la polemica cfr. Un corrispondente fantasioso, in Rivista massonica, 1918, n. 9-10, pp. 219-224.