Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno <1997>   pagina <62>
immagine non disponibile

62
Beatrice Pisa
Particolarmente significative appaiono infine le posizioni espresse nella primavera del 1920. Siamo nel periodo delle difficili ed interminabili trattative per stabilire i confini orientali del paese. A metà gennaio il go­verno Nitti si era attestato su di una posizione da molti giudicata eccessi­vamente rinunciataria e l'il marzo si erano aperte dirette trattative con gli jugoslavi a Pallanza, che si arrestarono per la caduta del governo.150) Nathan ormai anziano, malato, lontano dalla gestione politica anche all'interno della Società di cui era stato uno dei fondatori, non rinunciò far conoscere il suo parere sulla situazione, scrivendo: Intorno alla patriottica saggezza dei miei colleghi niun dubbio sarebbe lecito, desidero soltanto esprimere la mia persuasione che ogni trattativa coi jugo-slavi sia inutile non solo, dannosa altresì quando non sia la semplice imposizione colla forvia delle giuste nostre rivendicazioni in Adriatico.151)
Si tratta di dichiarazioni di notevole durezza, quasi compromettenti, che possono essere viste come indotte dall'impatto su di un uomo stanco e malato di un periodo di grandi tensioni, all'interno di un ambiente come quello della Dante Alighieri ove si viveva ogni concessione in Adriatico come il funerale delle giuste rivendicazioni italiane, sacralizzate dal san­gue dei caduti della guerra, ma di sicuro costituiscono anche l'esito finale del complesso percorso politico, emotivo e personale di cui ho cercato fin qui di dare conto.
Considerazioni conclusive
Nathan espresse una grande attenzione alla politica estera del paese, in parte indotta dalla mentalità di un amministratore che guardava con fa­stidio a condotte irrazionalmente improduttive, fonte di sprechi e di per­dite, in parte come necessità di autodifesa in un mondo che sempre più andava definendo politiche di aggressività nazionali. Di certo egli visse il progressivo specificarsi del progetto di una nazione forte e aggressiva co­me una logica conseguenza delle necessità di autodifesa, che reputò coniu­gabile fino alla fine con il democraticismo risorgimentale e in particolare con la celebrazione del principio di nazionalità. Ancora nell'ultimo anno di
all'estero a far da predicatore dobbiamo mettere ordine in casa. Lettera a Boselli del 23 ottobre 1920, ASDA, fase. 1920, A 13 bis.
150) Sulle trattative rispetto alle questioni adriatiche v. P. ALATRI, Nitti, D'Annuncio e la questione adriatica (1919-1920), Milano, 1959; MG. MELCHIONNI, La politica estera di Carlo Sforma net 1'920-21', in Rivista di studi pò tifici internazionali', a. IV (1969), pp. 547-5 8; I.J. LEDERER, LA Jugoslavia dalla conferenza di pace, al trattato di Rapallo, Milano, 1966; L. RICCARDI, Francesco Salata, il trattato di Rapallo e la politica italiana verso la Ju­goslavia all'inizio degli anni venti, in Quaderni giuliani di storia, 1994, n. 2, pp. 76-91,
151) Lettera a Boselli del 17 maggio 1920, ASDA, fase 1920, B 14.