Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Storia. Secoli XIX-XX
anno
<
1997
>
pagina
<
63
>
h E. Natban e la apolitica nazionale 63
guerra in una nota conferenza pubblica su guerra e massoneria si soffermava a lungo a confutare quella che definiva la fola dell'imperialismo italiano . Le rivendicazioni in Adriatico venivano definite come necessarie alla sopravvivenza, una sicurezza di pace senza potenzialità di offesa, un chiudere il proprio guscio che costituiva la pura e semplice Unità italiana quale la determina storia, configurazione, lingua e volontà degli irredenti.
Il tema delle conquiste in Adriatico ripropone la questione non ancora del tutto risolta del giudizio da dare su di esse, del peso delle considerazioni difensivo-strategico-commerciali in confronto a quelle imperialistiche. Anche la rivendicazione della potenza della nazione può essere vista come espressione di posizioni differenti: da una parte infatti faceva capo ad un progetto militarista ed imperialista, dall'altra parte non mancava chi la vedeva come affermazione dei più puri valori di civiltà e progresso. E di certo Nathan si trovava fra questi ultimi. Tuttavia l'insistenza con cui, accanto alle rivendicazioni di civiltà poneva la questione della potenza nazionale, come due aspetti diversi dello stesso programma (quello dell'italianità), lo qualificava come maggiormente vicino al salandrino sacro egoismo piuttosto che all'idealismo mazziniano.153)
L'esasperata tensione verso la costituzione di un progetto nazionale forte , appare infatti permeata da quello che è stato definito il preteso realismo di chi si è dimostrato incapace di cogliere la nuova dimensione politica a cui dava luogo l'ingresso dei popoli sulla scena internazionale.1 Eppure, questa tensione per la grandezza della patria veniva giustificata e anche vissuta come espressione di motivazioni ideali.
Il raggiungimento di quella che si considerava l'integrità del suolo patrio, l'attenzione per le necessità di difesa strategica dei confini, la stessa idea della forza della patria riconnessa idealmente con la capacità del paese
ts La Massonerìa, /a guerra, i loro finì, Conferenza pubblica tenuta il 21 aprile 1918 al teatro Costanti di Roma dal pot. f. Ernesto Natban Gran Maestro della massoneria italiana, in Ripista massonica, aprile-maggio 1918, n. 4-5, pp. 86-87.
153) In una intervista del 1918 egli rivendicò l'interventismo massonico come scelta di libertà contro dispotismo, progresso contro regresso , ma nello stesso tempo non mancò di definire questa come ragione minima , essendo quella massima costituita dalla grandezza d'Italia. L'intervista, rilasciata ad un redattore dell'Epoca (e qui pubblicata nel nomerò del 24 maggio) fu riportata anche da Rivista massonica, con il titolo La Massoneria t la guerra, 1918, n. 4-5, p. 105.
w) Cfr. R. VrvARELLi, // dopoguerra in Italia e l'avvento del fascismo (1918-1922), voL 1: Dalla fine della guerra all'impresa di Fiume, Napoli, 1967, p. 112. Nota inoltre l'autore che il sacro egoismo sonniniano basato sul rifiuto di tutte le istanze democratiche ispirate a un principio di solidarietà internazionale, derivava dal presupposto ideologico che considerava la politica, internazionale in puri termini di potenza (p. 43),