Rassegna storica del Risorgimento

Toscana. Storia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <340>
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Antonio Chiavistelli
gliare gli animi della popolazione, proteste firmate, dimostrazioni popolari ed un massiccio ricorso alla stampa clandestina-5)
Numerose e sempre più insistenti divenivano le richieste avanzate al governo, ma questo, eccettuata una importante riforma del sistema giudizia­rio 9 attuata sul finire del 1846 (essa sostituiva il tribunale collegiale al precedente giudizio individuale), si limitava a concessioni di minima impor­tanza ed a generiche promesse. Le memorie del Giusti confermano ancora che fuori delle speranze ridestate dal Papa e dello stare sulle intese di tutto ciò che si muoveva da Roma, non vi fu nulla di nuovo tra noi fino al declinare dell'anno;7) e al contrario d'ora in poi questo nostro Governo, gettata la maschera, come donna ch'abbia sormontati gli ultimi rossori, [rompeva] apertamente contro le tendenze del secolo, contro i ricordi del passato e il freno dell'opinione ,8) dando avvio ad un clima di ulteriore chiusura ed ostilità, venendo meno anche alla tradizionale ospitalità verso gli esuli politici degli altri Stati con una serie di misure repressive generalizzate.
In un contesto caratterizzato, dunque, da sentimenti ed atteggiamenti tanto contrastanti, si sviluppavano nel corso di tutto l'anno 1847 gli ideali riformisti, che sfociavano ora in manifestazioni di piazza, ora in petizioni,9) e sempre più spesso in memorie inviate direttamente ai governanti, comunque volte ad ottenere riforme che ampliassero la sfera delle libertà personali.
Inizialmente tali ideali riformisti furono fatti propri da un gruppo molto eterogeneo di persone,1 che, pur provenienti da diverse classi sociali, con cultura ed obbiettivi diversi, era unito dagli equivoci e dall'inesperienza all'azione politica. Successivamente, col delinearsi della scena politica, e soprattutto con l'emergere dei diversi fini che si volevano riposti nell'azione politica stessa, si assisteva alla nascita di due formazioni distinte.11) Una,
s> Si veda a tale proposito l'interessante saggio di GIOVANNI LUSERONI, ha stampa clan­destina in Toscana, 1846-1847: i bullettini, Firenze, L. S. Olschki, 1988.
fl Cfr. ROMANO PAOLO COPHNI, Il granducato di Toscana dagli anni francesi all'unità, To­rino, UTET, 1993, p. 303.
7) G. GIUSTI, Memorie inediti cit., p. 72.
*9 Cfr. Toscana il governo t il paese cit, p. 24.
9 Cfr. R.P. COPPINI, Il granducato di Toscana dagli anni francesi all'unità cit, p. 349.
Jfl) Giuseppe Giusti li considerava tutti uomini di senno, ai quali premeva che se no­vità dovesse accadere, accadesse senza strepito e senza violazione di legge. Cfr. G. GIUSTI, Memorie inedite cit, p. 85.
in Paradossalmente tale scissione si verificò proprio a causa della diversa posizione da tenere nei confronti di una legge sulla libertà di stampa che si voleva richiedere al governo. Infatti i più moderati ritenevano fosse sufficiente chiedere la possibilità di stampare un organo ufficiale che informasse della cose del paese cosi come viste dalle istituzioni, senza la necessità di modifiche alla struttura censoria allora in vigore, addirittura temendo che una maggiore apertura avrebbe portato ad uno sviluppo dei fogli nemici al governo. Al contrario i più liberali, non vedendovi alcun pericolo per il governo, ambivano a chiedere una legge