Rassegna storica del Risorgimento
Toscana. Storia. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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341
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Toscana costìluonak: la gestazione dello Statuto del 1848 341
facente capo a Gino Capponi, ambiva ad un adeguamento del paese senza che si avessero modificazioni nella conduzione politica, né tantomeno nella forma di governo. L'altra, che vedeva in Bettino Ricasoli il suo principale ispiratore, mirava invece a riforme più profonde, così da permettere una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita delle istituzioni.
Occorre nondimeno notare che, per una particolare struttura della società toscana, caratterizzata da una forte coesione tra i ceti medio alti della popolazione che a vario titolo già godevano di canali di accesso privilegiati12) alle istituzioni, tale distinzione trovava giustificazione essenzialmente in motivi di ordine politico programmatico13) e non certo ideologico: del resto, come rilevava Ferdinando Martini, in Toscana non vi fu [...] quella lotta tra il burgeois ed il cavajer la quale dava tanta noia in Piemonte al d'Azeglio ... [anche] perché spesso il burgeois vantava tra i progenitori qualche gonfaloniere di giustizia e gli antenati del cavajer erano stati fatti nobili [da un granduca precedente].14)
A questo proposito, significativa appare anche la testimonianza di Leopoldo Galeotti che, in un saggio dedicato proprio ad illustrare la situazione politica, morale e sociale del granducato in questo periodo, scriveva: vantaggiose [sono anche] le nostre condizioni morali e politiche. Partiti veri e propri [...] non esistono fra noi, [...] parlare di moderati e di esaltati in Toscana, sarebbe [perciò] un portar nei nomi una divisione che non esiste negli animi;15) e aggiungeva: convertire le questioni personali in questioni di principi [sarebbe stato] un crear fantasmi pel solo piacere di oppugnarli,16)
che, riducendo la censura, riconoscesse a tutti la possibilità di stampate le proprie opinioni Anche questa bipartizione aveva però al suo interno numerosi elementi di diversità e contraddizione: basti pensare alla distanza che separava Guerrazzi dallo stesso Ricasoli, o da Montanelli, conflitto questo che emergerà con tutta la sua drammaticità nei primi mesi del 1849. Cfr. LP. COPPINI, La Toscana dagli anni francesi all'unità cit; ALFONSO SCIROCCO, L'Italia del Risorgimento, Bologna, il Mulino, 1990; GIOVANNI GENTILE, Capponi e la cultura toscana, Firenze, Sansoni, 1972 (1922).
xz> Attraverso vie istituzionali sul tipo delle conferenze di studio, commissioni varie, ed attraverso vie informali: amicizie con ministri, rapporti personali con impiegati e personale della corte. Sulla partecipazione dei notabili alla vita politica e amministrativa dello stato, si veda MARCO MERIGGI, Società istituzioni e ceti dirigenti, in G. SABBATUOQ, V. VlDOTTO (a cura di), Storia d'Italia, Roma-Bari, Laterza, 1994, voi. T, pp. 119-228; ed anche GIOVANNI ALIBERTI, Élite? e modello nobiliare nel secolo XIX, in Stona contemporanea, 1995, n. 2, pp. 211-226.
,3) Montanelli a questo riguardo distingueva i municipali, che a suo parere aspiravano a riforme solo toscane, dai liberali, tra i quali si inseriva lui stesso, che avevano invece avuto il merito di aggiungere la parola Nazionalità a quella di Riforme. Cfr. G. MONTANELLI, Appunti storici sulla rivolutone d'Italia cit., p. 48.
0 G. GIUSTI, Memorie inedite cit, p. XXI.
'> LBOPOIIX GALEOTTI, Osservazioni sullo Stato della Toscana nel settembre 1847, Firenze, Gabinetto Scientifico Letterario, 1847, p. 6.
W Ibidem.