Rassegna storica del Risorgimento
Toscana. Storia. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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Antonio Chiavistelli
dibattito sulle riforme: basti pensare ai numerosi saggi dedicati all'argomento che furono dati alla stampa in quei mesi. Il municipio37) era considerato un elemento che aveva da sempre caratterizzato il vivere comune della società toscana, nonché l'unità elementare dello Stato, in cui il cittadino aveva modo di sperimentare la partecipazione alla vita politica della comunità, così da essere la base da cui partire per una riforma delle istituzioni monarchiche, anche in senso rappresentativo. Del resto, la regolamentazione degli ordinamenti municipali, sparsa e frammentata, era frutto di una stratificazione di norme che ormai dall'inizio del secolo si erano succedute38) andando ad erodere progressivamente l'antica sfera di autonomia 39) dei comuni e, con essa, quel ricco bagaglio di libertà amministrative ma anche personali che per lungo tempo erano state l'orgoglio dei cittadini toscani In questo ritrovato clima di richieste liberali, dunque, i notabili avanzavano tra le prime proprio la richiesta di una riorganizzazione della istituzione che maggiormente avevano a cuore, così da restaurare in essa la cellula base su cui fondare la struttura politica del loro paese. Significative a tale riguardo, giungevano le parole di Leopoldo Galeotti, che così si esprimeva: vorrei che del municipale ordinamento potesse dirsi in Italia quello che del terzo stato in Francia fu detto da celebre pubblicista: tanto io vagheggio da gran tempo le Instituzioni municipali, siccome la più vera delle politiche, e come il mezzo migliore, perché la benefica azione della vita pubblica diffondasi per graduate proporzioni per tutte le classi diversi delle quali un popolo si compone; il tema di una riforma istituzionale e delle modalità con cui attuarla, era quindi all'ordine del giorno negli ambienti politici toscani Da parte governativa, tuttavia, si cercava di resistere il più possibile, promettendo sì, ma concedendo il minimo indispensabile. Del resto, era fatale che alcuni Ministri, per servilità all'Austria, [...] per cieca debolezza [ed assoluta devozione al granduca], dovessero accordarsi nel temporeggiare.40) Si giunse così ad una modesta riforma della Consulta, che da Reale Consulta di
**) Tra i numerosi saggi usciti sull'argomento, si veda ad esempio: GIULIANO Rica, Del municipio considerato come unità elementare, della città e della nasone italiana Livorno, Meucci, 1847.
* Cado Ferri infatti ci conferma che dopo il dominio dei francesi, nel 1814 furono ripristinate le antiche comuni leopoldine e nel 1816 poi, e successivamente subirono diverse riforme quasi radicali [...] che non lasciarono che un'ombra sola delle leggi del loro antico libéralissimo legislatore . Cr. CARLO FERRI, Sulla riforma dà municipi toscani, ordinata con ministeriale del maggio 1847, Cenni, Siena, Tipografia Dell'Ancora, 1847, p. 11.
*5 A questo proposito, l'avvocato Guidi Rontani scriveva: i legittimi rappresentanti delle comuni, diritti e garanzie non hanno se non quelli inconclude ntissìmi, di adunarsi e spedire vanamente voci e voti innanzi al Cancelliere Comunitàtivo e all'Ingegnere del Circondario. Cr, LORENZO GUIDI RONTANI, Sulla libera amministratone dello comuni e sul potere centrale. Voti per la riforma del sistema municipale, Firenze, Tip. Mariani, 1847, p. 14.
*9 N. NOBILI, / moti toscani del 1848 e del 1849, loro cause ed effètti, in La vita italiana nel Risorgimento cit, p. 25.