Rassegna storica del Risorgimento
Toscana. Storia. Secolo XIX
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1997
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Antonio Chiavistelli
sosteneva che una Consulta per metà uscita da elezioni compartimentali non risponderebbe male ai veraci desideri ed ai veraci bisogni.47)
Il dibattito vero e proprio sulla costituzione, al di là delle richieste avanzate da qualche giornale e dai vari capopopolo fin dalla prima metà del 1847, si sviluppava, quindi, come derivazione, inizialmente involontaria, del dibattito centrale sulla riforma dei municipi,48) per assumere fondamentale importanza49) solo sul finire del 1847, e soprattutto nel gennaio 1848. Ancora nel settembre 1847, poco dopo la nomina di Cosimo Ridolfi al governo, lo stesso Montanelli sosteneva il ministero, accordandosi50) segretamente per rimandare51) in futuro la richiesta di una costituzione per la Toscana. Anche Ricasoli, con analoghi sentimenti, quasi contemporaneamente, si rivolgeva a Ridolfi con una lucida memoria per esporgli le
che i cinque consigli compartimentali doniti in massa potrebbero formare, senza bisogno di ricorrere all'elezione la rappresentanza nazionale; con la successiva considerazione che il sistema da me progettato offrirebbe [...] una rappresentanza municipale nei tre gradi del comune, del compartimento e della nazione che, fondata sulla base larghissima dell'elezione popolare, eviterebbe le troppo tumultuarie agitazioni [...] e non presenterebbe gl'inconvenienti spesso gravissimi dell'elezione diretta. Cfr. L. GALEOTTI, Delia Riforma Municipale. Pensieri e proposte di L, Galeotti cit, pp. 60-61. A conferma di questo suo modo d'interpretare la rappresentanza nazionale, sempre Galeotti scriveva a Balbo nell'agosto del 1847: Ella vedrà signor conte, ch'io preordino le istituzioni municipali a divenir base di una rappresentanza nazionale. Cfr. E. PASSAMONTI, Alcuni documenti inediti sulla Costituzione Toscana del 1848 cit, p. 670.
47) GINO CARPONI, Scritti editi ed inediti, raccolti e curati da M. TABARRINI, Firenze, Barbera, 1877, voi. II, p. 420.
48) Appare interessante notare, come anche nel dibattito intemo alle istituzioni sviluppatosi durante il periodo leopoldino, si potevano ravvisare due tavoli, quello a tutto campo più che decennale delle comunità, quello appartato e segreto del progetto costituzionale ... [e già allora] i nessi si [rivelavano] moltissimi. Cfr. BERNARDO SORDI, L'Amministrazione illuminata: riforma delle Comunità e progetti di Costituzione nella Toscana Leopoldina, Milano, Giuffrè, 1991, p. 296.
49) Corsini a tale riguardo, scriveva: era oramai nel cuore di tutti i liberali anco moderati [...] che per riorganizzare il governo in Toscana, erano necessarie riforme (...) garantite da leggi inalterabili che vincolassero egualmente Governanti e Governati. Lettera esplicativa del Marchese Neri Corsini, in A. ZOBI, op. dt.t p. 130.
5ty A conferma di ciò: allora [settembre 1847], Ridolfi aveva bene avvisato che non si mettesse in mezzo la parola di statuto, e io lo aveva in ciò sostenuto. Cfr. G. MONTANELLI, Memorie sull'Italia e specialmente sulla Toscana cit, p. 180.
8J A questo proposito, Ferdinando Martini, scriveva che se in quel periodo per Gino Capponi c'era bisogno di una cosa sola: di consensi, e dunque era necessaria la calma, analogamente il Guerrazzi (avvertite il Guerrazzi) trepidava per il continuo chiedere al Papa [col timore che] ... spingendo il Papa, scriveva, potrebbe darsi lo facessero tornare indietro ed anche il Montanelli (notate il Montanelli)... [voleva che] Pio IX non s'insospettisse. Cfr. 0. GIUSTI, Memorie inedite cit, p. XX V11.
s RAFFAELE CIAMPINI, Contributo alla storia del 1848 in Toscana, in E. ROTA (a cura di), Il 1848 nella storia italiana ed europea, Milano, Vallatdi, 1948, pp. 794-796.