Rassegna storica del Risorgimento

Toscana. Storia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <370>
immagine non disponibile

370 Antonio Chiavistelli
in cui per la prima volta da parte degli ambienti governativi si faceva riferi­mento esplicito al concetto di rappresentanza nazionale. Vi si legge infatti: ci è ben grato di trovarci al momento di dotare la nostra patria di quella rappresentanza nazionale, alla quale miravano già i nostri studi [...] Toscani! [...] non vi lasciate sedurre da suggestioni impazienti [...] Io voglio darvi quelle franchigie, per le quali già siete pienamente maturi.147)
E dunque molto probabile che solo dopo148) la pubblicazione di que­sto motuproprio da corte sia partito l'ordine, rivolto alla commissione dei quinqueviri, di abbandonare tutto il lavoro fino ad allora svolto per stendere in tempi brevi149) uno statuto che si ispirasse, anche come aveva suggerito Baldasseroni, ai modelli francese e belga.150)
I tempi effettivamente urgevano, ma anche i commissari questa volta non temporeggiarono, e già il 15 febbraio fu pubblicato151) il testo definitivo dello statuto fondamentale, che il granduca aveva senza apparente ripugnanza accettato. Vista la tendenza a limitare più possibile le concessioni ed a mantenere inalterate le prerogative sovrane, è lecito pensare che i commis­sari si siano dedicati ad un simile progetto solo dopo 1*11 febbraio. In pochissimi giorni si svolse quindi un processo di revisione istituzionale, che portò la forma di governo della Toscana da monarchia amministrativa a monarchia rappresentativa,152) se si eccettua la breve fase di monarchia
M7> ASF, Leggi e bandi diS. A. K dal 1-1-1848 al 30-6-1848, tav. LVIII.
,48) È probabile che la notizia di un simile cambiamento di ordini, circolasse già prima del motuproprio, infatti lo stesso Gino Capponi scriveva il 2 febbraio in una lettera diretta a Carlo Matteucci ora so che alla Commissione nostra verrà un codicillo, e quale sia non so: efr. A. CARRARESI (a cura di), Lettere di Gino Capponi e di altri a lui cit, voi. II, p. 370.
MS) M. TABARRINI, Gino Capponi, i suoi tempi, i suoi studi, i suoi amici dt, p. 272. Si leggeva infatti a propòsito dei dibattiti sul contenuto dello statuto in seno alla commissione: queste consulte furono rotte dalla notizia [...] ed allora tutto cedette alla necessità di far presto.
J50) Queste carte, continuavano ad essere considerate unici modelli a cui ispirarsi, sia per la mancanza di una effettiva scuola dottrinaria in grado di elaborare modelli alternativi, sia perché, e ciò vale soprattutto per gli ambienti di corte, essi erano la testimonianza di ordinamenti creati essenzialmente per ordinare il rapporto tra sovrani e classe borghese in ascesa Tale era intatti la situazione che si riscontrava in Francia negli anni '30 e simile ritenevano fosse la loro nel '48 i borghesi italiani Questi ritenevano che con tali modelli si realizzasse un sistema in cui il patto tra il sovrano e il popolo (in realtà solo il notabilato, di blasone e civile) assicurasse il mantenimento degli equilibri sociali; ecco perché anche lo stesso Baldasseroni e Ridolfi ordinarono più o meno direttamente alla commissione di attenersi a tali modelli
151 ) Sebbene il testo, ufficiale dello statuto riporti in calce la data del 15 febbraio 1848, alcune informazioni sembrano indicare che la effettiva pubblicazione del documento sia avvenuta, in buona parte delle città del granducato, il 17 febbraio.
,52) Tale evoluzione, dal punto di vista delle dinamiche sociali, rappresentava la pro­gressiva presa di coscienza da parte della borghesia del suo mutato ruolo sociale, al quale voleva corrispondesse anche una maggiore partecipazione agli affari politici. Il passaggio attraverso le varie fasi istituzionali, avveniva nei diversi Paesi europei nel corso di tutta la