Rassegna storica del Risorgimento

Toscana. Storia. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <372>
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Antonio Chiavistelli
che [sarebbero stati] determinati per distretti dalla legge elettorale la quale [sarebbe divenuta] patte integrante dello statuto fondamentale: con l'ulte­riore precisazione, in base all'articolo 30, che Il possesso, la capacità, il commercio, l'industria [conferivano] al cittadino toscano il diritto ad essere elettori,159) e con l'ulteriore annotazione, data dall'articolo 31, per cui ogni elettore al Consiglio generale [era] eleggibile al medesimo, [...] purché [avesse] possesso o dimora stabile nel distretto elettorale. Come si vede, pur demandando ad una futura legge la definizione dei dettagli del sistema elettorale, i commissari, anche in questa stesura definitiva, avevano inserito alcune disposizioni che preludevano ad una costruzione che, in qualche maniera, riportava nel nuovo ordinamento l'idea di legare la rappresentanza nazionale all'unità amministrativa locale, in questo caso strutturata sui distretti.160)
In generale, lo statuto toscano testimoniava ancora una volta il caratte­re moderato degli ambienti governativi che in varia maniera ne avevano influenzato l'elaborazione. A corte si era ancora legati all'idea dell'atto ottriato, rappresentato dalla carta francese del 1814, alla quale si può ragio­nevolmente sostenere che si fossero ispirati,161) ancor più che a quella del 1830, i commissari dello statuto.162)
Dopo la pubblicazione dello statuto fondamentale seguirono, un po' in tutte le città della Toscana, manifestazioni per ringraziare il granduca della concessione accordata.163) Il dibattito popolare, quindi, si caratterizzava per
regolando il diritto elettorale delle popolazioni dei territori della Garfagnana e della Lunigiana, aggiungeva 7 deputati, portando così a 93 il numero dei componenti il consiglio generale.
t59) Interessante a questo proposito risultava l'annotazione inserita nel testo redatto da Galeotti, sul quale si leggeva: non sarà troppo indeterminato?.
I6) Questo argomento, peraltro molto caro a Gino Capponi, caratterizzò anche tutto il dibattito successivo, e i lavori della commissione stessa per la redazione della legge elettorale.
,61> Cfr. C. GHISAUJERTI, Storia costituzionale d'Italia 1848-1948 cit.
,63 Del testo, indicative della posizione dei vari sovrani verso la costituzione, risulta­vano anche le parole pronunciate dal ministro piemontese Borelli nella seduta del consiglio di conferenza il 3 febbraio 1848: la demande d'une forme reprcsentative de Gouvernement peut arriver sous peu de temps. C'est avec douleur qu'il l'annonce, [...] mais il est impossìbile de la taire à S. M. [...] il faudrait tout preparer pour la donner, avec le plus de la dignité possibìe pour la Couronne, avec le moins de mal posstble pour le pays. Il faut la donner, non se la laisscr impose. Il consiglio di conferenza, incaricato di preparare lo statuto in Piemonte, si ricorda, era composto da 5 conta: Borelli, Aver, Di Revel, San Marzano, Broglia, un marchese, Alfieri, ed il cavaliere des Ambrois. Cfr; A. GHISLERI, ho Statuto de! 1848 giudicato dai contemporanei ài., p. 12.
1*5) D 17 febbraio il gonfaloniere di Pisa inviava al Prefetto la notizia che il giorno successivo alle ore 11 nella Primaziale [sarebbe stato] cantato il Te Deum per ringraziare dello Statuto fondamentale concesso ai toscani da Leopoldo II. Cfr. M. LUZZATIO, op. cit. Sempre a Pisa, alle 11 antimeridiane del 17 avvenne la pubblicazione dello Statuto fondamentale