Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Araldica. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <377>
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Pubblicazioni araldiche di fine Ottocento 377
pubblicazioni periodiche di argomento araldico e genealogico videro la luce dopo il 1870 e la gran parte tra il 1877 e il 1891. Questo dato è già signi­ficativo: si tratta di anni in cui entrano in crisi molti cardini del liberali­smo ottocentesco, un periodo in cui il nuovo Stato italiano inizia a cono­scere i primi segni di un malessere profondo che si manifestava nei dibattiti sul tema dell'allargamento del suffragio elettorale, nell'affermarsi della questione sociale, nel lento sorgere dell'industria, nelle rinnovate pau­re verso il pericolo rosso e nei timori per le revanches clericali, nell'affer-marsi della svolta autoritaria crispina.4) Risulta quasi nella logica delle cose che, di fronte a tanti segni di crisi e di più o meno apparenti cedimenti del sistema liberale, si affermassero anche tendenze opposte, miranti alla affermazione di un modello autoritario dello Stato,5) tendenze che assunse­ro anche contorni nostalgici, che rimpiangevano non tanto gli Stati preu­nitari, quanto la società precedente l'affermazione dei principi di eguaglian­za e democrazia. È però degno di nota che parte di queste tendenze prendesse le forme di una riaffermazione del ruolo e dei compiti del ceto nobiliare. La comparsa quasi simultanea di tante testate consacrate all'esal­tazione degli antichi lignaggi delle nobili famiglie italiane va infatti letta an­zitutto come volontà di affermare l'esistenza e l'importanza dell'aristo­crazia, intesa come massima rappresentante di una società fortemente ge-rarchizzata in opposizione a un sistema la cui crisi era interpretata come l'inevitabile frutto di innaturali pretese egualitarie. Un'affermazione ancora generica, non in grado di definire il ruolo e il significato che questo ceto avrebbe dovuto assumere in un paese il cui ordinamento giuridico non
presente ecc) e riportava poi una serie di elenchi relativi a vari uffici e onorificenze. Erano cosi presenti i membri della Consulta araldica,, i componenti del governo, i magistrati dei più alti gradi, milita ri, ambasciatori ecc. Si può notare che, nel 1893, gli addetti alla casa Savoia, ossia i funzionari del re, della regina, dei principi e gli addetti alle a Corti Antiche , ossia già funzionari di Vittorio Emanuele II, ammontavano a 291 persone dai più alti livelli (il Ministro della Casa Reale, il Primo Aiutante di cam­po generale, il Prefetto di Palazzo, il Gran Maestro di Cerimonie ecc) fino ai funzio­nari minori (15 cappellani, 2 addetti al servizio telegrafico, 3 bibliotecari ecc).
fl Tra Ì molti studi su questi argomenti mi limito a ricordate F. CHABOD, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari, Laterza, 1951, ancora essenziale anche per un inquadramento generale di questi temi; sul dibattito politico e culturale si possono poi vedere L. MANGONI, Una crisi di fine secolo. La cultura italiana e la Fronda fra Otto e Novecento Torino, Einaudi, 1985; R. VIVARELU, Liberalismo, prote-qtonismo, fascismo. Per la storia e il significato di un trascurato gndiyio di Luig Einaudi sulle origini del fascismo, in ID., Il fallimento del liberalismo. Studi sulle origni del fasci­smo, Bologna, il Mulino, 1981, pp. 163-344.
9 Sul diffondersi in Europa dell'esempio prussiano all'indomani del 1870 si veda F CHABOD, La polìtica estera cit; sulla contrapposizione tra sistema autoritario, rappre­sentato dalla Germania bismarckiana, e democratico, il cui modello era l'Inghilterra di Gkdstone, si veda anche R. VJVARELU, Liberalismo, protezionismo, fascismo cit., pp. 194-220.