Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Araldica. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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379
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Pubblicazioni araldiche di fine Ottocento 379
già medievale che è sul punto di andare irrimediabilmente perduto [...], per mantenere nelle moltitudini quel rispetto e quella gratitudine che nella gerarchia sociale la classe più elevata e benemerita dell'incivilimento dei popoli ha il diritto di aspettarsi dalle inferiori.6) Pochi anni dopo, nel programma dell'Istituto Araldico Italiano, una delle numerose associazioni sorte con lo scopo di organizzare e censire la nobiltà italiana,7) si affermava che gli studi araldici hanno ripreso nuova vita e sono stati innalzati al posto onorifico che loro spetta per i servizi importanti che prestano alla storia.8) E ancora, nuovamente sul Giornale Araldico-Genealogico-Diplomatico si poteva leggere che óò che aveva nuociuto alla nobiltà italiana era stata la concessione di sonori titoli congiunti con feudi meschinissimi, o anche senza tali e, ancor più, le genealogie inventate per lusingare la matta albagia di qualche famiglia, e si citavano, quali esempi di illustri quanto inverosimili discendenze, il caso degli Este, che avrebbero voluto derivare dal patrizio romano Ezio, dei Bourbon del Monte, che pretendevano una discendenza dalla schiatta dei Carolingi, dei Gonzaga, che avevano vantato una derivazione dalla casa regnante di Sassonia e dei Giustiniani, che reclamavano una genealogia risalente all'imperatore Giustiniano.)
Questa maggiore attenzione nei confronti di più rigorose indagini storiche aveva illustri precedenti in opere quali quelle di Passerini o di Pompeo Otta, il cui monumentale lavoro aveva ricevuto anche gli elogi di Benedetto Croce, che, nel sottolineare come il sentimento nazionale fosse stato uno dei fattori che, nella prima metà del XIX secolo, avevano contribuito alla nascita degli studi storici, scrisse che l'austerità morale e l'amor patrio [...] penetrava in quella parte della letteratura storica la quale era stata nel passato la più sciocca e bassa e bugiarda, nella letteratura araldica e nobiliare, che aveva riempito di fumo i vuoti cervelli della decaduta nobiltà feudale italiana nel Seicento . Croce accoglieva così le lodi che il Conciliatore faceva all'opera del litta nel 1819 e le giudicava meritate perché il Litta aveva concepito la sua opera con altezza di propositi
*) Raponi di questa pubblicatone, in Giornale Araldico-Genealogco-Diplomatico compilato da una società di araldisti e genealogisti, Fermo, voi. I (1873-1874), tomo I.
) Su questo fenomeno, che evidentemente profittava anche della lacuna provocata dalla lentezza dei lavori della Consulta araldica, si tornerà più avanti. Basti per ora ricordate che dietro queste iniziative non stavano solo motivi, ideali, ma anche, ed è probabilmente il caso dell'Istituto Araldico Italiano, più prosaici motivi speculativi. Vale a dire che non pochi videro in questa diffusa voglia di titoli, una buona occasione per ricavare guadagni monetari.
*) Programma dell'Istituto Araldico Italiano, in Calendario d'Oro. Prontuario nobiliare diplomatico araldico, Roma, armo VI (1894).
9 HERMANN VCN DER LINDE, La nobiltà alemanna e l'italica, in Giornale Araldico-Gencalogco-Diplomatico, Pisa, a. XX (1892), tomo I, p. 77.