Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Araldica. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <384>
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Andrea Moroni
termini nuovi l'attributo dell'antichità del ceto, sollevando, però, nuove preoccupazioni negli scrittori di cose genealogiche. Infatti, individuando nel medioevo l'origine di molte famiglie (o almeno l'unica origine docu­mentabile) si rinunciava inevitabilmente a quel legame con gli antichi patri­zi romani che non poche famiglie avrebbero voluto poter vantare e si po­nevano non pochi problemi circa la maggiore o minore antichità dell'ari­stocrazia italiana nei confronti di quelle europee, e in particolare rispetto a quella tedesca. Tali problemi venivano risolti ricorrendo sia alla necessità di documentare le origini delle famiglie nobili con fonti storiche inoppu­gnabili (e, quindi, mettendo in dubbio le discendenze da dinastie di popoli barbari), sia ventilando la probabilità che, in ogni caso, non si potesse escludere per le famiglie italiane una discendenza dalle genti romane: la gente Emilia, la Claudia, Fabrizia, Giulia, Valeria ecc. ebbero prole nume­rosissima, non si deve senz'altro ammettere che tutte si siano estinte [...]. Cosicché anche ove alle origini di una primitiva nobiltà derivante dai Ro­mani o dai Longobardi mancano le prove formali, non è tuttavia esclusa la reale possibilità .21) Quest'articolo è un buon esempio del tentativo di dimostrare la maggiore antichità della nobiltà italiana senza compromettere uno dei punti fermi della linea editoriale del Giornale araldico, ossia il rigo­re documentario delle prove relative alle testimonianze di antichità: non potendo provare la derivazione dalle genti romane si affermava la proba­bilità che tale discendenza fosse reale, così come appariva probabile la di­scendenza longobarda, che, però, era più recente. Ma questo articolo è so­prattutto significativo di un tentativo di riproporre in forma moderna l'antica idea che la nobiltà fosse antica quanto la storia stessa, idea che
nobiltà, dunque, è un'istituzione [...] di tutta l'umanità e l'idea della nobiltà è anti­ca quanto il mondo (V. H. D. B., ha nobiltà e i suoi detrattori, in Giornale Araldico-Gerualogco-Diplomatico, tomo XIV (1886-87).
M H. VON Dm LINDE, La nobiltà alemanna e l'Italica, in Giornale Araldico-Genealogico-Dìplomatico pubblicato a cura della R. Accademia Araldica Italiana, diretto da Goffredo di Crollalanza, a. XX (1892), tomo I, n.s., p. 77. Una tale argomenta­zione consentiva cosi di affermare la probabile maggiore antichità dell'aristocrazia ita­liana e nello stesso tempo di farsi bene delle pretese di chi sosteneva ascendenze mitologiche, come nel caso della regina Vittoria che sembra pretendesse discendere da una stirpe derivante dall'unione tra una principessa ebrea e un re d'Irlanda, come si apprende nella rubrica Cronaca araldica del Giornale Araldico-Genealogico-Diplomatico, a. XXI (1893), tomo II, pp. 66-67, dove si può leggere che la sovrana inglese sosteneva essere l'ultima discendente di una principessa ebrea, che il profeta Geremia condusse seco nella verde F.rin e che andò in sposa ad un re dell'Irlanda. La regina Vittoria sarebbe l'ultimo rampollo della razza derivata da questa unione contratta sotto gli au­spici di Geremia. Come scherzo potrebbe anche andare, poiché Sua Maestà Britannica è assai inclinata per le lamentazioni, ma lo si dice sul serio . Geremia avrebbe avuto con sé in questo viaggio irlandese anche Baruch, figlio del suo amico Nerié, che spo­sò un'irlandese. Da questo matrimonio sarebbe nata la stirpe irlandese dei Nevry, uno dei cui antenati avrebbe trovato, tremila anni or sono, l'arca di Noè, mentre un altro avrebbe contribuito alla costruzione del trono di David.