Rassegna storica del Risorgimento

Italia. Araldica. Secolo XIX
anno <1997>   pagina <385>
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Pubblicazioni araldiche di fine Ottocento 385
veniva ora mediata dal concetto di probabilità : ciò che un tempo era immediatamente avvertito come vero, ora veniva definito come probabile. In ogni caso, fosse provata o solo probabile la derivazione diretta con le più illustri casate dell'antica Roma, restava vivo il punto principale dell'ar­gomentazione, ossia che la nobiltà era la storia, tanto più ora che tale identità poteva essere mostrata con la forza della documentazione storica.
4. Rimarcare le origini antiche e la continuità nel tempo della nobiltà significava già attestarne una superiorità morale: la nobiltà non è un pre­giudizio come lo pretendono i suoi avversari, perché è cosa naturale legit­tima che il rispetto che inspirano gli uomini illustri si estende [sic] ai loro posteri, e che si voglia onorare nei viventi la memoria dei morti.22) La nobiltà si distinse dal volgo per le proprie azioni, i discendenti di quei primi avi continuarono a tenere alto il nome delle loro casate sia con le loro opere, sia per il solo fatto di esistere perché anche solo così le­gavano] il presente al passato. La continuità familiare, la prosecuzone del nome e del possesso di terre, rappresentavano la conservazione e la tra­smissione di valori perenni al di là del mutevole corso degli eventi.
Come già accennato, l'epoca nella quale veniva individuata la nascita e l'affermazione dei grandi ceppi nobiliari era quella eroica del medioevo, in cui le maggiori famiglie trovavano le tracce dei loro capistipite per poi scendere, di generazione in generazione, sino al presente. Un medioevo che si voleva depositario di un grande patrimonio ideale che si era mani­festato nella difesa della libertà dei gruppi contro le invadenze di poteri estranei, nella difesa dal dispotismo, nella protezione che ogni feudatario accordava ai suoi vassalli.23) La nobiltà era la migliore espressione di quei valori poiché era nata intrisa di uno spirito indipendente senza il quale non le sarebbe stato possibile di tener fronte alla monarchia e porre un argine a qualunque tendenza verso il dispotismo da cui essa indubitabil­mente salvò l'Europa w.24) Al tempo stesso, la società feudale era rappre­sentata come un sistema imperniato su una rete di reciproci accordi tale per cui la monarchia altro non era che una aristocrazia federativa, con as­semblee di nobili col potere di confermare o revocare la successione al trono: il feudatario garantiva la libertà dei suoi vassalli limitando il potere centrale. Ma il signore del feudo otteneva la fedeltà dei suoi perché accor­dava ai più deboli aiuto e protezione, garantendo così la compattezza del cosmo contadino.
23 V. H. D. B., La nobiltà e i suoi detrattori dt, in Giornale Araldico-Genealogico-Diplomatico tomo XTV dt
23> Cfr. L. MASQLU MIGLIORINI, Bettino Ricaso/i àt
w> A. SANTOSTEFANO DELLA CERDA, Sangue azzurro cit, p. 33.