Rassegna storica del Risorgimento
Italia. Araldica. Secolo XIX
anno
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1997
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pagina
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386
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Andrea Moroni
Nel mito del medioevo trovavano punto di incontro Ì temi più diversi, da quello della libertà dei gruppi contro lo Stato invadente, a quello del mondo contadino coi suoi valori familiari e religiosi la cui sopravvivenza e continuità era garantita proprio dal signore feudale attacc[ato] alla contrada dove vissero i suoi primi autori25) così che, difendendo la sua memoria familiare, difendeva l'esistenza dei suoi vassalli e dell'intero mondo contadino.
Risulta allora sintomatico che in tale contesto trovassero nuova vitalità gli studi di carattere araldico. A tale riguardo è degno di nota che ancora una volta, come già per le storie genealogiche e familiari, venisse richiamata con forza la necessità di anteporre alla vanità delle famiglie il rigore storico e documentario. Proprio tale rigore doveva caratterizzare una disciplina che si voleva risorta dopo secoli di degenerazione. Goffredo di Crollalanza, direttore del Giornale Araldico-Genealogìco-Diplomatico e uno dei personaggi più autorevoli in materia, scrisse nel 1891 che l'araldica aveva conosciuto tre epoche: la prima, quando l'araldica si praticava e non si studiava, era l'età d'oro, dalTXI al XIV secolo; allora i cavalieri avevano armi semplici, dotate di un simbolismo spontaneo e immediato e non vi erano regole codificate, ma solo l'uso e le consuetudini.26) Fu nel secondo periodo che l'araldica degenerò, corrompendosi ad òpera di aral-disti che si ingegnarono per rendere misterioso e oscuro ciò che era nato per essere di immediata comprensione; si inventarono così simboli i più assurdi e si assistette al trionfo delTarcheologia delirante, nata anche per compiacere i sovrani che, anche attraverso la complicazione delle regole araldiche, perseguirono lo svuotamento e l'indebolimento della nobiltà.27) Finalmente, la terza epoca era quella che, dagli inizi del XIX secolo, aveva segnato il risveglio della scienza araldica per opera di coraggiosi scrittori e di pazienti spogliatoli d'archivi e di biblioteche, i quali non solo dovettero] lottare colle antipatie dei nuovi tempi, ma anche collo spirito dei loro predecessori, colla vecchia e stagionata tradizione blasonica, colla scienza stessa educata al rigorismo degli araldi e alla pedanteria degli aral-disti.28) L'araldica era quindi definita come una scienza ausiliaria della storia, una disciplina con un suo preciso linguaggio e regole; gli strali del
1 V.H.D.B., La nobiltà e i suoi detrattori cit, in Giornale Araldico-Genealogico-Dip/omatico, tomo XTV, cit, p. 152,
Cfr. G. DI CROLLALANZA, Orìgini e caratteri generali dell'araldica, in F, TRIBOLAI!, Grammatica araldica, Milano, Hocpli, 1904, pp. 2-10 (questo scritto di Crollalanza posto a introduzione della terza edizione della Grammatica di Tribolati, età un estratto della precedente opera Araldica ufficiale, Fisa, 1891; le citazioni riportate sono tratte dall'edizione Hocpli del 1904).
27) Cfc. itti, pp. 10-29.
28) I, pp. 29-30.